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“Troppa confusione sulle regole”. Così le aziende cinesi lasciano la Campania

Oggi, in Italia, numerosi esercizi commerciali hanno potuto finalmente riaprire i battenti grazie all'allentamento della misure restrittive per prevenire l'espansione del coronavirus. Pur con diverse limitazioni, migliaia di esercenti hanno potuto riaprire le loro attività e cercare di tornare, quanto più possibile, alla normalità anche se, purtroppo, non sono mancate le polemiche.

Oggi, in Italia, numerosi esercizi commerciali hanno potuto finalmente riaprire i battenti grazie all’allentamento delle misure restrittive per prevenire l’espansione del coronavirus. Pur con diverse limitazioni, migliaia di esercenti hanno potuto riaprire le loro attività e cercare di tornare, quanto più possibile, alla normalità anche se, purtroppo, non sono mancate le polemiche.

Nonostante il clima generalmente positivo per la riapertura delle attività, a caratterizzare l’attenzione mediatica sono state le parole del presidente del Sindacato nazionale della comunità cineseWu Zhiqiang, che attraverso un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Mattino” dichiarato come diverse imprese cinesi a Napoli e in Campania chiuderanno, aggiungendo come diversi suoi connazionali abbiano perso la fiducia nello stato italiano.

Alla base di queste dichiarazioni vi sarebbe la poca chiarezza sulle misure con cui affrontare questa riapertura, confusione che avrebbe generato un forte malcontento negli esercenti cinesi. Wu Zhiqiang ha chiarito come in Campania vi siano oltre 4000 attività commerciali asiatiche e come molte di queste abbiano deciso di chiudere i battenti per far ritorno nel loro paese d’origine.

Inoltre, Wu Zhiqiang, ha chiarito come diversi esercenti cinesi non abbiano gradito il fatto che si sia deciso di far riaprire la attività con il virus non ancora sconfitto, affermando:“Pensavo si ricominciasse quando i casi si azzeravano come avvenuto in Cina dove si è riaperto quando i casi erano zero o quasi invece qui il virus è ancora presente”. 

Zhiqiang ha poi voluto specificare con orgoglio come la comunità cinese, grazie anche alle precauzioni prese, non abbia registrato contagi, precisando come questo risultato sia stato ottenuto grazie alla quarantena preventiva di tutti coloro che rientravano dalla Cina, riuscendo a non avere alcun infetto tra i membri della loro comunità.

Infine, ha voluto spendere qualche parola anche intorno al problema delle mascherine, affermando: “Non comprendo per esempio tutto il caso delle mascherine. Noi a gennaio le distribuivamo, ma lo Stato doveva garantire mascherine e guanti a chi uscisse di casa come è successo in Cina. Qui invece abbiamo dovuto fare tutto noi che siamo gli ultimi”.Aggiungendo inoltre come il fatto che siano i commercianti a dover fornire i guanti ai loro clienti e non lo Stato, abbia contribuito a far crescere il malcontento tra i commercianti cinesi.

“C’è caos istituzionale e mancanza di tutele nei confronti nostri e verso tutti i cittadini. Mi auguro che le cose cambino quando sarà finita del tutto la pandemia” ha poi concluso il Presidente del Sindacato.

Carlo Alberto Ribaudo

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