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Alitalia: oltre 10 miliardi per salvare meno di 12.000 posti di lavoro

Nel decreto Rilancio è comparsa un’ulteriore finanziamento statale per Alitalia, fissato a 3 miliardi di euro. Un finanziamento che è stato ampiamente criticato sia dai concorrenti del settore del trasporto pubblico aereo, sia da molti cittadini ed economisti che ritengono questo provvedimento l’ennesimo salvataggio a fondo perduto per l’ex compagnia di bandiera.

Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore ha infatti sottolineato che per la scuola è stato destinato solo un miliardo e mezzo di euro, ovvero la metà di quanto elargito ad Alitalia; David O’Leary, AD di Ryanair, ha invece criticato gli aiuti statali perché consentiranno alla compagnia aerea di vendere biglietti a un prezzo minore del costo per diversi anni, mettendo in difficoltà compagnie aeree dalla gestione virtuosa come Ryanair e EasyJet.

Il tema chiave, però, è fissato proprio nell’ennesimo rilancio che lo Stato prova a effettuare nei confronti della compagnia “di bandiera”: già lo scorso ottobre, Atlantia – holding dei Benetton che controlla anche Autostrade per l’Italia – aveva avvertito che un salvataggio di Alitalia sarebbe stato “rischioso” e con “esiti limitati nel tempo”, se non accompagnato da una piattaforma di rilancio.

I conteggi di quanto è costata finora alle casse pubbliche Alitalia sono impietosi: Mediobanca nel 2015 pubblicò un report nel quale stimava un totale di spesa pubblica pari a 7,4 miliardi di euro fino al 2014, quando la compagnia venne venduta a Etihad. Nel dettaglio, più di 5 miliardi fino al 2007 sono serviti per aumenti di capitale, contributi, garanzie prestate e altri costi pubblici, ottenendo ricavi per soli 2 miliardi di euro, con un passivo finale di 3,3 miliardi. Tra il 2008 e il 2014, poi, lo stato ha speso altri 4,1 miliardi di euro, arrivando così al totale evidenziato dalla banca nel 2015.

Nel 2019 il Sole 24 Ore ha aggiornato la stima, ricordando che sono stati aggiunti altri 975 milioni in 4 anni, frutto di 75 milioni versati da Poste Italiane a fine 2014 per portare a termine l’operazione Etihad e il “prestito” del Governo Gentiloni pari a 900 milioni. Prestito che – urge ricordarlo – aveva una scadenza più volte prorogata fino ad essere eliminata dal Governo Conte. A ottobre 2018, dunque, sono stati spesi 8 miliardi e 595 milioni, ai quali vanno aggiunti 100 milioni di interessi maturati sul prestito e non rimborsati, portando così la spesa pubblica a 8,7 miliardi.

Secondo le ricerche dell’Istituto Bruno Leoni però la cifra sarebbe molto più alta: si parla addirittura di quasi 9,5 miliardi solo nel periodo compreso tra il 2018 e il 2018, con una media di circa un miliardo di euro all’anno. Ammesso che questa stima sia eccessiva e attenendosi a quella pubblicata da Mediobanca e aggiornata dal Sole 24 Ore, gli ulteriori 3 miliardi stanziati dal Decreto Rilancio porterebbero a un totale di 11,7 miliardi.

Una cifra incredibile, soprattutto se si pensa che la motivazione dei continui salvataggi è stata spesso individuata nella tutela dei posti di lavoro. Ma se si osserva che i dipendenti di Alitalia sono poco meno di 12 mila, vuol dire che ogni posto di lavoro è costato alle finanze pubbliche circa un milione di euro. Quanti altri posti di lavoro si sarebbero potuti creare, a parità di cifra? Agli economisti l’ardua sentenza.

Secolo Trentino