Sta diventando un’ipotesi concreta, anche studiata a livello governativo, ovvero la creazione di macroregioni entro cui potersi muovere. Potrebbe essere questa la soluzione al problema che vede Lombardia, Liguria e Piemonte non pronte alla riapertura e si baserebbe su una suddivisione del territorio o in base alle circoscrizioni previste per le elezioni europee o su una suddivisione tra nord, sud e centro Italia.
L’ultimo altolà è arrivato dalla Fondazione “Gimbe” il think tank indipendente che si occupa di ricerca in ambito sanitario presieduto da Nino Cartabellotta, che definisce “rischiosa” l’ipotesi di riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale, accettando l’eventuale decisione delle Regioni del sud di attivare la quarantena per chi arriva da aree a maggior contagio”. Una presa di posizione basata sulle ricerche effettuate.
Al vaglio quindi la possibilità di creare aree in cui potersi muovere liberamente, o con limitazioni, fino al 15 giugno, giorno che dovrebbe prevedere l’apertura totale dell’Italia.
La sperimentazione è già avvenuta per quanto riguarda il Triveneto con i tre governatori, assieme a Bonaccini, che hanno permesso visite ai congiunti nelle province o comuni confinanti.
Sul tavolo sempre il problema del Sud e la volontà di molti governatori di non voler accettare persone provenienti da Lombardia se non mediante l’adozione di strumenti quali la quarantena.
Le attuali analisi si basano sulle riaperture del 4 maggio, ma non quelle molto più ampie del 18 maggio che potranno essere valutate nel periodo 1-14 giugno.