Attualità Esteri

#BlackLivesMatter e quelle piazze anti-razziste a cadenza regolare (prima delle Presidenziali)

Con la morte di George Floyd, avvenuta lo scorso 25 maggio a Minneapolis negli Stati Uniti, e la successiva ondata di proteste che le modalità di questo triste evento ha generato, il movimento attivista Black Lives Matter è tornato a caratterizzare, prepotentemente, l'opinione mediatica internazionale.

Con la morte di George Floyd, avvenuta lo scorso 25 maggio a Minneapolis negli Stati Uniti, e la successiva ondata di proteste che le modalità di questo triste evento ha generato, il movimento attivista Black Lives Matter è tornato a caratterizzare, prepotentemente, l’opinione mediatica internazionale.

Black Lives Matter è un movimento creato ancora nel lontano 2013 a seguito dell’assoluzione di George Zimmerman, vigilante di quartiere, colpevole di aver ucciso il diciassettenne afroamericano Trayvon Martin a colpi di arma da fuoco. Questo fatto di cronaca nera, avvenuto a Stanford in Florida, aveva generato numerose polemiche soprattutto per la poca chiarezza della sentenza e per le origini afro-americane della vittima.

Da quelle polemiche, Alicia Garza, Patrisse Cullors e Opal Tometi avevano dato vita all’ #blacklivesmatter, divenuto virale in pochissimo tempo e sfociato poi nel movimento omonimo. Da quel momento Black Lives Matter ha iniziato a protestare per le condizioni della popolazione afroamericana all’interno degli Stati Uniti, con il movimento che nel giro di pochi anni si è espanso arrivando anche a toccare stati come Brasile, Francia, Gran Bretagna e Australia.

Tale movimento raggiunse connotazioni tali da portare, nell’estate del 2015, i propri attivisti a partecipare alle discussioni sulle Elezioni presidenziali del 2016. Elezioni che hanno incoronato Donald Trump come successore di Barack Obama alla carica di Presidente degli Stati Uniti d’America.

Questo è stato lo spartiacque della storia recente del Black Lives Matter; se fin dalla sua creazione il movimento si era proposto come attivista e privo di connotazione politica, con le elezioni del 2016 gli attivisti del BLM decisero, criticando apertamente l’allora candidato Trump, di valicare il confine e iniziare a trattare anche di politica.

A rendere singolare la storia del Black Lives Matter vi è anche il fatto che il movimento sembra prendere coscienza degli abusi perpetrati ai danni della comunità afroamericana solo quando si avvicinano le elezioni negli Stati Uniti. Sicuramente negli ultimi 4 anni, quello di George Floyd non sarà stato l’unico caso controverso con protagonista una persona nera, senza però che il movimento decidesse di scendere in piazza con una forza tale da mettere in subbuglio l’intera nazione. Come mai?

Senza voler sminuire l’importanza delle proteste sorte intorno alla morte di George Floyd, a far riflettere è il fatto che le proteste siano arrivate sino al Presidente degli Stati Uniti, mai amato da una certa parte della popolazione americana, e che i disordini che hanno messo a ferro e fuoco gli U.S.A. siano arrivati in concomitanza delle prossime elezioni che, da calendario, si terranno il prossimo 3 novembre 2020.

Secolo Trentino