“Solo Trentino e Valle d’Aosta senza nuovi contagi”. Non basta la volontà (o l’ordine dal governo) di drammatizzare le notizie per cancellare un dato di fatto su cui sarebbe il caso di interrogarsi. Perché le due regioni alpine non registrano più contagi? Eppure sono state invase da orde di turisti in fuga da Milano, Torino, Roma. Possibile che gli untori siano improvvisamente guariti durante il viaggio?
Inutile nascondersi dietro una falsa narrazione di comodo. È vero che in montagna si va anche per camminare in alta quota, laddove il distanziamento non è necessario poiché la folla proprio non c’è. Ma le folle ci sono, eccome, nei paesini ai piedi delle montagne. Code interminabili per acquistare una bistecca, per conquistare un litro di latte, una pagnotta. Affollamenti nei bar e nei ristoranti. I giovani ballano come al mare, si ritrovano per l’aperitivo come in città. E le mascherine sono state, in gran parte, dimenticate in città.
Però non ci sono contagi. Dunque o mancano i controlli sanitari o bisogna avere il coraggio di spiegare le ragioni per questi effetti completamente differenti. L’inquinamento urbano? Ma allora perché al mare ci si contagia ugualmente? Non è nemmeno questione di temperatura, in montagna il termometro scende ai livelli autunnali o primaverili della città.
Per il momento la montagna pare non voler approfittare di questa situazione favorevole. Almeno a livello strutturale. Si preferisce aumentare i prezzi (9 euro per uno spritz) di cibo e bevande piuttosto di intervenire sulle strutture che spingerebbero migliaia di persone a trasferirsi nei paesi alpini. Comprensibile: se i turisti si trasformassero in residenti, occorrerebbe lavorare tutto l’anno, non si potrebbero più giustificare prezzi folli con il solito alibi: “Ma noi possiamo lavorare solo pochi mesi all’anno”. Come se chi affitta bici d’estate non potesse affittare sci d’inverno.
Dunque solo turisti per un periodo limitato. In modo da potersi lamentare se la stagione dello sci sarà penalizzata dalle regole idiote del governo degli Incapaci. Perché in aereo ci si può sedere vicini perché l’aria viene ricambiata ogni pochi secondi, ma in seggiovia non ci si può sedere vicini anche se il ricambio dell’aria è continuo. Ma non bisogna spiegarlo agli esperti che, evidentemente, in seggiovia non sono mai saliti. E neppure su uno ski-lift.