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Editoriali

Le proteste di piazza contro i DPCM sono lo specchio di un Paese oramai disilluso e immobile

Petardi, fumogeni, grida: le principali città italiane sono in tumulto a seguito delle nuove restrizioni per il Coronavirus varate dal Governo. Eppure si tratta di proteste che troppo facilmente vengono associate a quanto deciso da Conte e non si vuole analizzare il fenomeno: ovvero che il popolo è stufo di quasi dieci anni di austerity. Prima il Governo Monti, poi quelli retti da Letta, Renzi, Gentiloni e Conte hanno affossato un Paese dove le riforme sono state promesse a parole e le poche realizzate nei fatti si sono rilevate veri e propri flop. Si continua infatti a parlare di semplificazione della burocrazia, ma nei fatti questa aumenta, di contributi, ma nei fatti questi vanno a favore solo delle solite categorie, di bonus, ma nei fatti l’unico bonus corposo realizzato in questi anni riguarda quello delle ristrutturazioni che continua a essere prorogato da 20 anni.

Le istituzioni restano così in un continuo limbo, un limbo che vede la gente credere nel leader di turno che promette un cambio di passo ogni giorno di più necessario, ma che nei fatti diventa inarrivabile. E in questo contesto il Paese continua a non affrontare i suoi problemi che spaziano dalla crisi libica, una crisi che comunque ci riguarda da vicino anche se noi la ignoriamo, alle questioni europee dove il nostro Paese non è stato in grado di creare un blocco di Nazioni in contrapposizione a quelli che vogliono l’austerity.

L’ultima barriera a quanto può essere inevitabile era il M5S che con la sua attività politica di contestazione si poneva come “argine democratico” al rischio di un vero e proprio caos istituzionale. Un argine che è venuto però meno quando ha preso il potere e ha espresso un Presidente del Consiglio che ha commesso come errore quello di non assecondare Salvini l’anno scorso in occasione della crisi di governo e di aver promesso una “potenza di fuoco” in termini monetari che non si è mai manifestata. La fine dell’illusione del progetto politico del M5S non ha fatto altro che accentuare una rabbia sociale che da troppi anni viene tenuta sotto controllo, ma che è sempre stata presente. L’unica differenza rispetto al passato è che ora nulla la può fermare dato che le forze politiche presenti attualmente in campo non sono capaci di dare quelle soluzioni radicali che da troppi anni vengono richieste da una fetta sempre più grande di cittadini.

Non ci resta che aspettare e capire come tirerà il vento della protesta. Di sicuro il decreto ristoro rappresenta solamente un palliativo per un Paese che necessita di cambiare

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