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Cultura

The Dictionary of Obscure Sorrows”: il dizionario che da voce all’anima

Vi sarà sicuramente capitato almeno una volta nella vita di non riuscire ad esprimere a parole le vostre sensazioni, i vostri sentimenti, i vostri pensieri più intimi e profondi. A volte sembra che il nostro cuore e la nostra anima non parlino la stessa lingua del nostro cervello. Pure il grande Giacomo Leopardi in “A Silvia” si ritrova a corto di parole “Lingua mortal non dice/ quel ch’io sentiva in seno” (v.26-27). A questi buchi linguistici sembra esserci però una soluzione: “The Dictionary of Obscure Sorrows”.

Questa raccolta di parole nasce da un progetto di John Koenig, il cui scopo è dare un nome a quelle emozioni che non trovano ancora una corrispondenza linguistica. Il sito fornisce una breve presentazione del dizionario, specificando che molte parole sono fini a sé stesse e non sono pensate necessariamente per entrare nella lingua corrente. L’obbiettivo è piuttosto creare una parvenza di ordine nei meandri più oscuri della nostra anima, dove tutti ci perdiamo. Non è stata ancora comunicata una data precisa, ma l’intenzione è crearne la versione cartacea. Facciamo adesso una breve immersione nelle acque torbide del nostro “io”, prendendo in considerazione qualche termine tra quelli proposti dal dizionario.

Avete mai provato quella sottile ma persistente sensazione di inadeguatezza che vi fa sentire costantemente fuori luogo? Si tratta di monachopsis, mentre, se pensate di fare sempre la cosa sbagliata, pâro è la parola che fa per voi. Zielschmerz, deriva invece dal tedesco, letteralmente “dolore dell’obbiettivo”, infatti descrive quel momento in cui per raggiungere il sogno della nostra vita, dobbiamo affrontare la “feroce savana” uscendo dalla nostra bolla protettiva. Quando ci si sente frustrati nel percepire di non star vivendo al massimo un’esperienza si tratta di the bends. Vi sarà sicuramente capitato di fermarvi un momento a riflettere e rendervi conto di sapere esattamente cosa ci sia già capitato, ma non avere la benché minima idea di cosa ci aspetti: dai suoni francesi ci viene in soccorso la parola avenoir. Énouement, invece, descrive quel sentimento dolceamaro che si prova nell’avere tutte le risposte alle domande che ci siamo posti nel passato, come quando da bambini ci chiedevamo “chissà come sarò a 20 anni!”.

Qualora vogliate trovare un termine ad hoc per un sentimento che non ha ancora identità linguistica, il sito fornisce la mail dell’autore e il contatto Facebook e Tumblr per poter descrivere le vostre emozioni e richiedere una nuova parola da aggiungere al dizionario. Un progetto curioso ed interessante, che voi siate dei pensatori, degli appassionati di linguistica o più semplicemente alla ricerca di un bel tatuaggio o una descrizione al post di Instagram. Spero che nel leggere l’articolo abbiate provato del Zenosyne, nonché la sensazione che il tempo sia passato molto velocemente e che io, dunque, non abbia recato noia col mio favellar.

Antonella Resina