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Salute

“Lockdown di 2-3 settimane”, la soluzione delineata da Gimbe alle varianti. Ma è davvero necessario? Il fact checking

“Serve un cambio di passo nel controllo della pandemia perché, complici le varianti, è impossibile piegare la curva dei contagi con le attuali misure di mitigazione, confidando solo nel potenziamento della campagna vaccinale”. Lo dice la Fondazione Gimbe, rilanciata da Agi, nel consueto monitoraggio settimanale in riferimento al periodo 10-16 febbraio.

Secondo Gimbe, “le misure adottate nella prevenzione al Covid, sono insufficienti per piegare la curva dei contagi“, che non accennano a placarsi e, con l’evolversi delle varianti, sembrerebbero al contrario velocizzare i casi di contagio. Ma è davvero così?

A guardare i dati non proprio. Stando all’ultimo report della stessa Fondazione, nella settimana 10-16 febbraio 2021, infatti si registrano le seguenti variazioni, con un numero stabile di nuovi casi (84.272 vs 84.711) rispetto alla settimana prima, così come scendono i casi attualmente positivi (393.686 vs 413.967), le persone in isolamento domiciliare (373.149 vs 392.312), i ricoveri con sintomi (18.463 vs 19.512), le terapie intensive (2.074 vs 2.143) e i decessi (2.169 vs 2.658):

  • Decessi: 2.169 (-18,4%)
  • Terapia intensiva: -69 (-3,2%)
  • Ricoverati con sintomi: -1.049 (-5,4%)
  • Isolamento domiciliare: -19.163 (-4,9%)
  • Nuovi casi: 84.272 (-0,5%)
  • Casi attualmente positivi: -20.281 (-4,9%)

E allora perché si parla ancora di lockdown? Secondo Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, “nonostante i dati riflettano i contagi avvenuti in un’Italia tinta di rosso e arancione, i nuovi casi non accennano a diminuire. E guardando ai dati regionali si rilevano segnali di incremento, favoriti dalla circolazione delle nuove varianti”.

In 12 Regioni, riprendendo gli stessi dati rilanciati su Agi, aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti rispetto alla settimana precedente e l’incremento percentuale dei casi negli ultimi 7 giorni, in apparenza stabile a livello regionale, supera il 5% in 17 Province. Sul fronte ospedaliero, l’occupazione da parte di pazienti Covid supera in 3 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 5 Regioni quella del 30% delle terapie intensive.

Ma a preoccupare sono appunto le nuove varianti: “la prima indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato la presenza della variante inglese in 14 su 16 Regioni, con una prevalenza media del 17,8% (range 0-59%)”.

Insomma, una situazione ancora sotto controllo, ma che non deve sfuggirci di mano e farci pensare che il peggio sia passato. In attesa del potenziamento di una campagna di vaccinazione (che al momento continua a rilento) che ci vede tuttavia ai primi posti in Europa e che, secondo Gimbe, potrebbe appunto essere agevolata da uno stop rigido di 2-3 settimane. C’è tuttavia da dire che il sistema a colori introdotto oramai quasi tre mesi fa sembra reggere e che forse non sarebbe economicamente sostenibile un nuovo lockdown forzato.

 

Secolo Trentino