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Con Dpcm Draghi possibile Dad per 6 milioni di studenti. Il Ministro Bianchi: “La scuola non chiude, non ha mai chiuso”

“La scuola non chiude, non ha mai chiuso. Gli insegnanti sono sempre stati presenti.”

Con queste parole, pronunciate all’interno di un’intervista rilasciata a Rainews24, il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha voluto commentare la possibilità che, a seguito del primo dpcm del Premier Draghi, le scuole possano chiudere e milioni di studenti possano essere costretti ad utilizzare la didattica a distanza.

Come è noto, con l’entrata in vigore del nuovo Dpcm (che sarà valido dal prossimo 6 marzo sino al 6 aprile) quasi sei milioni di studenti potrebbero essere costretti a frequentare le lezioni con la DAD. Questa eventualità, potrebbe presto concretizzarsi se i Presidenti delle varie regioni dovessero decidere di applicare il regolamento che prevede la sospensione di qualsiasi attività in zona dove il numero dei contagiati supera il valore di 250 persone ogni 100.000 abitanti.

A dare questi numeri, come riporta ANSA, è stata la rivista specializzata Tuttoscuola che ha evidenziato come, qualora queste condizioni dovessero verificarsi, il numero degli studenti italiani in DAD salirebbe a 6 milioni, il doppio rispetto ai valori dello scorso 1° marzo.

Il Ministro Bianchi, tornando sulla questione della didattica a distanza, ha poi aggiunto: “La parola Dad non mi piace, non è didattica a distanza ma di avvicinamento e la facciamo solo in situazioni estreme. Ora dobbiamo passare la piena dell’emergenza”.

Di avviso simile è stata anche il Ministro degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, che sempre sulla Dad ha espresso pareri molto simili a quelli del collega Bianchi, asserendo: “Abbiamo provato a tenere aperte le scuole ovunque sia possibile, non esiste divisione tra chi le vorrebbe aperte e chi chiuse. Sono un servizio essenziale, se viene tolto è una perdita per ragazzi e per le famiglie. Non ho condiviso molte cose della ministra Azzolina, ma ho apprezzato il suo sforzo per tenerle aperte più possibile.”

Secolo Trentino