Società

Squadra mobile e Fiamme gialle in un blitz a Gardolo

La notizia apparsa ieri su un quotidiano locale, riporta di un raid compiuto dagli agenti della

squadra “Orsi”, specializzata nel contrasto alla criminalità diffusa, coordinata dal vicequestore

Tommaso Niglio, e compiuta con l’ausilio d tre unità cinofile della Guardia di Finanza di Trento.

L’operazione ha sgominato una cricca di criminali dediti allo spaccio di droga, composta da quattro soggetti stranieri e da un minorenne,  trovato al momento della irruzione nell’appartamento oggetto della attività criminale. Ciò ci dà il destro di intervenire in merito ad una tematica che da anni  osserviamo e trattiamo in maniera molto critica e con cognizione di causa. Infatti, da quello che le notizie giornalistiche riportano nel breve trafiletto, si apprende che il minore è collocato in una struttura protetta del nostro comune  e di conseguenza il fatto non può non sollevare le coscienze di chi come noi, da anni si batte perché i minori, i nostri ragazzi, gli uomini e le donne di domani possano crescere all’interno delle loro famiglie, laddove non esistano motivi oggettivi e gravi per il loro collocamento fuori dal contesto famigliare.  La qual cosa può essere lesiva del loro benessere psico-fisico, considerando la famiglia di gran lunga il luogo più adatto deputato alla crescita ed alla formazione del proprio congiunto, riservando eventuali ricorsi a strutture esterne laddove le carenze educative o di profilo culturale presuppongano la necessità di un ausilio domiciliare da parte di educatori o figure specializzate nel supporto alla figura genitoriale.

Volendo anche esaminare la questione sotto il profilo dell’intervento sociale, sicuramente possiamo asserire che questo genere di collocamento ha una spesa pubblica molto rilevante e soprattutto ingenera un indotto lavorativo importante che richiede drenaggio di denaro non indifferente. La domanda che sorge spontanea in uno Stato di diritto, e soprattutto trattandosi di servizi a rilevanza pubblica, è come possa accadere che un minorenne che

doveva essere seguito e controllato in una struttura protetta (N.B.: questa è la punta di un

iceberg, perché il ragazzo è stato colto in fragranza di reato, ma noi abbiamo fatto esposti purtroppo

archiviati sulle modalità di gestione di alcune residenze protette) fosse coinvolto attivamente in

attività di illecite e giri malavitosi? E soprattutto quale tipo di progetto rieducativo e di formazione

viene fornito a questi ragazzi che con ogni probabilità non avendo avuto validi supporti educativi  e di cura, un modello di riferimento sano o progetto scolastico, si trovano inevitabilmente a gravitare nel mondo della criminalità organizzata spaccio di sostanze stupefacenti  e nel mondo del malaffare. Si sono appena concluse le audizioni della sottoscritta presso la commissione di indagine sugli affidi nella nostra Regione, e notizie come questa non fanno che  rafforzare le nostre richieste di revisione totale del sistema, di cui spesso abbiamo segnalato nelle sedi competenti devianze e falle, sistema che troppo spesso inverosimilmente in nome della tutela dei minori e della loro protezione, spesso li depriva del loro affetti e delle persone che realmente si possono prendere cura di loro, per affidarli a figure terze le cui finalità dichiarate negli intenti si tramutano nella realtà in scopi meno nobili ma sicuramente più redditizi per chi poi è deputato ad  esercitarne la potestà genitoriale.

Gabriella Maffioletti

Delegata regionale di Adiantum e vice coordinatrice regionale di Forza Italia T.A.A.

Secolo Trentino