“Dobbiamo negoziare e concertare un nuovo e moderno Patto Sociale per la crescita , lo sviluppo , il lavoro. Cgil, Cisl, Uil ci sono. E faranno come sempre la loro parte. Perché l’Italia si cura con il Lavoro”. E’ quanto ha sottolineato oggi il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra a conclusione del suo intervento davanti al Nuovo Ospedale dei Castelli, in provincia di Roma, in occasione dell’iniziativa unitaria dei sindacati confederali per il Primo Maggio.
“Nonostante le mille difficoltà che stiamo affrontando vogliamo che questa sia ancora una grande giornata di festa, la festa del lavoro, la festa di tutte le lavoratrici e lavoratori. Anche quest’anno le nostre bandiere non possono sventolare numerose come avremmo desiderato nelle piazze del nostro paese. Ma quel giorno arriverà. Lavoratori, lavoratrici, pensionati, donne e giovani torneranno a manifestare insieme. E noi oggi siamo qui, non a caso, davanti ad un ospedale che esprime qualità, solidarietà proprio per dare al paese un forte segnale di unità e speranza. È stato un anno lungo, difficilissimo, quello che abbiamo alle nostre spalle, siamo precipitati dentro una gigantesca emergenza sanitaria, colpiti da una pandemia che ha messo in evidenza le nostre tante fragilità e che ha mietuto 120 mila vittime”, ha esordito il leader Cisl nel suo comizio. “Anche oggi il nostro primo pensiero commosso non può che andare a loro. Al dolore di tantissime famiglie spezzate. Se il Paese ha retto, se abbiamo resistito è innanzitutto grazie al lavoro, ai sacrifici, ai rischi affrontati da medici, infermieri, operatori sanitari, grazie all’impegno delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine, della protezione civile, degli enti locali, delle scuole. Grazie a chi ha continuato a garantire i servizi di beni essenziali anche nel periodo di lockdown duro. Grazie al vasto esercito di lavoratori e lavoratrici che operano nelle filiere della vita, nella logistica, nei trasporti, nelle aziende, nella distribuzione. Davvero non può bastare un algoritmo a far girare il mondo al posto loro, al posto di questo grande patrimonio umano fatto di competenze, eccellenze, responsabilità. Eppure è proprio il lavoro a pagare il prezzo più alto, ad una pandemia che ha aggravato le diseguaglianze e nuove povertà. Se ne parla di meno di questi temi ma le file alla Caritas sono più lunghe di quelle per fare il vaccino”. Sbarra ha poi parlato della grave crisi occupazionale. “Come non pensare al milione o quasi di posti di lavoro persi, nell’ultimo anno, concentrati nelle fasce deboli del precariato soprattutto femminile e giovanile? Come non preoccuparsi di altri 600 mila precari che rischiano di incontrare la stessa sorte? Come non preoccuparsi che 7 su 10 tra le persone che perdono il lavoro finiscono nel buco nero degli inattivi? Come non ricordare 5 miliardi di ore di cassa integrazione dell’ultimo anno? Come non ricordare la caduta dell’11% delle ore lavorate? E come non pensare alla distruzione di quasi 40 miliardi di massa salariarle andata persa per effetto della crisi? Ecco perché diciamo al governo di stare attenti ai contenuti del nuovo decreto sostegni. Vogliamo mandare avanti ancora nei prossimi mesi il blocco dei licenziamenti perché non possiamo aggiungere nuovi disoccupati ai già tanti disoccupati di ora. Non possiamo dimenticare la condizione di oltre 120 crisi aziendali che continuano ed essere aperte al ministero dello sviluppo economico, in una condizione di perenne istruttoria. Ci sono 150 mila posti di lavoro collegati a quelle vertenze. Ecco perché bisogna spostare in avanti il blocco dei licenziamenti, almeno fino alla durata dell’emergenza sanitaria. Ecco perché ci serve ancora quel tempo, necessario a cambiare nella prospettiva e per riformare gli ammortizzatori sociali e renderli universali, inclusivi, mutualistici, di tipo assicurativo. Vogliamo tempo per discutere di come avviare le politiche attive, di come finanziamo un grande piano sulla formazione e la crescita delle competenze, come utilizziamo i contratti di solidarietà per evitare licenziamenti e esuberi. E poi la madre di tutte le rivendicazioni: come rilanciamo gli investimenti in questo Paese perché il lavoro non arriva per decreto o per legge. Il lavoro riparte se cominciamo a riavviare gli investimenti pubblici che possono generare una condizione di ripartenza degli investimenti privati.
Il sindacato in questo ultimo anno in modo particolare ha proseguito sulla strada della coerenza, di una concreta azione unitaria. Abbiamo fatto scelte difficili ma che sono state intraprese con responsabilità. Abbiamo negoziato i rallentamenti produttivi necessari per tutelare la salute pubblica, delle persone, dei lavoratori, delle lavoratici. Abbiamo siglato e sottoscritto un anno fa importanti accordi per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Lo scorso 6 aprile abbiamo conquistato ancora un altro accordo importante, quello di sostenere la campagna di vaccinazione sui luoghi di lavoro perché vogliamo continuare ad essere e rimanere al servizi di questo Paese.
Questa è la via che vogliamo seguire, del protagonismo sociale, della condivisione, della partecipazione. Dobbiamo ragionare ed agire insieme nel segno della corresponsabilità come ci indica il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Pochi giorni fa, abbiamo salutato l’anniversario del 25 aprile, la liberazione, il momento in cui si chiuse un tempo terribile e se ne aprì un altro. Gli italiani si rimboccarono le maniche, si creò una grande unità di intenti e si ripartì nella fase di ricostruzione, dalle macerie materiali e morali. Si ricostruì il nostro paese. Oggi il nostro compito è analogo e dobbiamo dimostrare la stessa consapevolezza: ricostruzione. E’ questo il compito fondamentale a cui dobbiamo rispondere con tutte le energie. Le risorse civili e morali le abbiamo, abbiamo anche le risorse economiche questa volta. Grazie al cambio di rotta della UE che finalmente dopo tanti anni si presenta con il vero volto della solidarietà, come fu allora con il piano Marshall. Può e deve essere ancora oggi con il Recovery oggi. Ecco perché chiediamo al Governo una maggiore governance partecipata dalle parti sociali, dal sindacato. Vogliamo essere ai tavoli delle decisioni per scendere nei dettagli dei progetti. Per cogliere le ricadute economiche, sociali, occupazionali e poi vogliamo stare lì per seguire l’attuazione di quel piano perché siamo interessati a seguire il cronoprogramma, il rispetto dei tempi, la qualità della spesa, i principi di trasparenza e legalità ed anche per mettere a disposizione, qualora dovesse servire, quella flessibilità contrattuale per agevolare ed accelerare il cammino degli investimenti. Serve quindi un nuovo inizio, una nuova ripartenza. Dobbiamo rilanciare crescita e sviluppo, le politiche sociali, quelle per la famiglia, per la non-autosufficienza. Ci dobbiamo dare una nuova visione di politica industriale restando dentro questa difficile fase di transizione tecnologica, ambientale, industriale. Dobbiamo investire sulla scuola, sulla sanità, sul Pubblico Impiego, attuando quel patto che abbiamo sottoscritto qualche mese fa a palazzo Chigi. Questo significa dare risposte decisive al tema degli investimenti, dell’innovazione, del lavoro. Perché serve il lavoro in questo Paese, serve aiutare la crescita dell’occupazione di qualità, la stabilità del lavoro, il valore sociale del lavoro, la dignità della persona soprattutto per giovani e donne.
Dobbiamo fare una battaglia senza quartiere alla scia di sangue interminabile dei morti sul lavoro. Dobbiamo rompere questa condizione di grande difficoltà. Dobbiamo aiutare insieme questo paese a ripartire e lo possiamo fare nella responsabilità, donne uomini, giovani e anziani, italiani e immigrati, sud e nord, lavoro pubblico e privato, tutti siamo legati allo stesso destino. L’Italia in questo momento più che mai deve ritrovarsi una ed indivisibile, dobbiamo far evolvere il nostro modello sociale di crescita mettendo al centro il lavoro e la persona. Ecco perché chiediamo che il Presidente Draghi convochi subiti il sindacato, le parti sociali, per decidere insieme come attuare Il PNRR. Questo è davvero il momento di avere uno “sguardo lungo”. Il tempo della concordia e della responsabilità. Per tutti.
“Peggio di questa crisi”, ci ha avvertiti Papa Francesco, “c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”.
È così. sarebbe un delitto mancare questa occasione. Dobbiamo coglierla fino in fondo e dobbiamo farlo insieme. Donne e uomini. Giovani e Anziani. Lavoro pubblico e lavoro privato. Italiani e migranti. Sud e Nord.
Tutti siamo legati allo stesso destino. L’Italia, in questo momento più che mai, deve ritrovarsi una e indivisibile.
Dobbiamo far evolvere il nostro modello di sviluppo valorizzando la persona ed il lavoro .
Questo e’ il tempo!
Dobbiamo farlo insieme ! Attuare in modo partecipato il Pnrr ;Affrontare la stagione delle Riforme ;Costruire un grande Piano per il Lavoro e l’Unificazione del Paese ;Scongiurare il rischio che la ripresa economica sia priva di nuova Occupazione ;Avviare finalmente la stagione della Partecipazione e della Democrazia Economica”.
Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori