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Turismo. Mancano i lavoratori stagionali? “non siamo tutelati, noi camerieri siamo ricattati dalla mattina alla sera”

Uno dei temi che, nell’ultimo periodo, ha caratterizzato l’attenzione mediatica italiana è stato senz’altro quello relativo alla “denuncia” degli operatori turistici che hanno evidenziato una carenza di lavoratori stagionali che, secondo loro, non vorrebbero lavorare preferendo il reddito di cittadinanza.

A rispondere a queste affermazioni è arrivato l’intervento di Pietro, un cameriere di 61 anni, che ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus ha voluto fornire il proprio punto di vista.

“Io faccio il cameriere da quando avevo 13 anni, ora ne ho 61 e mi ritrovo con solo 25 anni di contributi . Con una protesi al ginocchio devo continuare a fare questo lavoro usurante, in cui si lavora 13-14 ore al giorno. Le nuove generazioni giustamente questi lavori non li vogliono fare perché non vogliono essere sfruttati, mio figlio se n’è andato a lavorare in Germania. Lì sta benissimo, ha diritti e doveri, quando è iniziata la pandemia gli hanno mandato subito 5mila euro sul conto” ha esordito il cameriere.

Proseguendo nel suo intervento, Pietro ha ribadito come i camerieri in Italia non sia tutelati a sufficienza, specificando come vi siano i contratti ma anche come i sindacati non siano abbastanza presenti nel farli rispettare.

“Noi camerieri siamo ricattati dalla mattina alla sera. Io che sono un capo servizio prendo 1400 euro al mese, i miei collaboratori viaggiano sui 900-1000, se qualcuno si lamenta gli dicono: se ti va bene è così, se no te ne vai. Poi dicono che non trovano i camerieri, però continuano a fare i leoni. Il reddito di cittadinanza? Per me è utile se fanno i controlli uno per uno, perché uno non campa con 600-700 euro e quindi va a fare anche il lavoro in nero” ha infine concluso il cameriere sessantunenne.