La situazione in Afghanistan, precipitata nei giorni immediatamente precedenti al Ferragosto in seguito al ritiro del contingente militare americano, ha visto un ritorno al potere dei talebani, nucleo politico-militare di stampo islamista ritornato al governo del Paese mediorientale dopo 9 anni di ribellione.
Famosi per le loro posizioni intransigenti e osservanti della sharia, la legge islamica integralista.
Attualmente si stanno susseguendo appelli per salvare principalmente donne, bambini e cristiani o collaborazionisti dalle possibili rappresaglie che si scateneranno nei giorni a seguire. Eppure c’è chi non vede male il loro ritorno.
“C’è necessità di un serrato dialogo con il nuovo regime talebano, che si è dimostrato abbastanza distensivo“. Queste le parole, riportate da Repubblica, di Giuseppe Conte, intervenuto ieri nel salernitano per presentare un libro. Un dialogo serrato che non è stato nemmeno minimamente teorizzato da alcun leader politico internazionale, auspicabile invece per il predecessore di Mario Draghi. Una posizione che, inevitabilmente, ha fatto saltare il banco politico, con Italia Viva e tutto il Centrodestra visibilmente insoddisfatti da tale dichiarazione.
“L’esito di questi vent’anni di impegno internazionale in Afghanistan mi ha addolorato, come credo sia successo a tutti voi. Mi ha lasciato sgomento constatare che, dopo vent’anni, si sia insediato in modo così rapido ed efficace un nuovo Emirato islamico. Ora è prioritario costituire corridoi umanitari per portare qui tutti coloro che hanno collaborato per i diritti civili” ha proseguito l’ex premier, aggiungendo anche la strategia del Movimento 5 Stelle. “Ne approfitto per dire che come partito ci siamo già mossi: noi abbiamo le restituzioni, parte di questi soldi verranno destinati a finanziare corridoi e accoglienza“.
La sua posizione ha messo in agitazione anche Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri ed ex-factotum del Movimento: “Agire in maniera coordinata nei confronti dei talebani è importante. Dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle loro parole. Su di loro abbiamo qualche leva, come l’isolamento dalla comunità internazionale e la prosecuzione dell’assistenza allo sviluppo fornita finora. Dobbiamo mantenere una posizione ferma sui diritti umani e la libertà, bisogna trasmettere messaggi chiari tutti insieme“.
“Un insulto a chi sta soffrendo, a chi si nasconde, a chi fugge. Loro sanno bene di cosa sono capaci i talebani. Un tentativo, maldestro, di compiacere quei Paesi che sono pronti a riconoscere subito e senza dispiacere il regime talebano. Anche se l’ex premier pare non saperlo, noi siamo l’Italia” afferma Gennaro Migliore (IV). Ancora più duro Vittorio Sgarbi: “Da Kabul arrivano le prime notizie di rastrellamenti casa per casa da parte dei talebani, di donne che fuggono e si nascondono per paura di rappresaglie, di spari sulla folla, di bimbi terrorizzati che cercano rifugio. Nel mentre, il leader dei 5 Stelle auspica un dialogo serrato con i talebani perché il regime si è dimostrato ‘distensivo’. Imbarazzante. La sua posizione è la stessa della Cina! Non c’è che dire: da avvocato del popolo ad avvocato dei talebani, è un attimo“.
Non solo i rivali politici di Conte sono perplessi. Proprio in queste ore, infatti, Roberto Saviano è uscito con un lungo editoriale sul Corriere della Sera dove definisce i talebani come narcos che contribuiscono alla crescita della malavita organizzata anche in Italia, fatturando miliardi che servono poi per propagare morte e assecondare strategie geopolitiche. Un ritratto non certo idoneo a descrivere qualcuno con cui dialogare serratamente, essendosi dimostrati “abbastanza distensivi”.
Una posizione sicuramente discutibile, per quanto sia un’opinione personale a quanto pare non sposata nemmeno da tutto il partito. Tuttavia da chi ha governato il Paese e aspira a governarlo nuovamente, per di più fino al 2050 come scrive il nuovo simbolo del partito, ci si aspetta maggior tatto in una questione di geopolitica così complessa.