Tutti al passo dei più lenti. Il politicamente corretto impone che chi sa correre si adegui alla velocità di chi non sa, o non vuole, essere rapido. Lo si vede in questi giorni, sulle strade del rientro. Le stesse strade dove, un paio di settimane orsono, autisti di camion e furgoni ma anche automobilisti lenti ma educati e cortesi, si fermavano pochi secondi sulle piazzole a bordo strada per evitare di creare code interminabili laddove non era possibile sorpassare.
Ora, però, è il tempo della desarpa, della transumanza. Tutti sulla strada per tornare al lavoro dopo vacanze brevi o lunghe. E la sicurezza del gregge elimina i gesti gentili. Non sai guidare decentemente? Peggio per chi ti segue. Ho il diritto di essere lento, di essere incapace. E tu, che sei più bravo, ti devi adeguare alla mia inadeguatezza. Ho il diritto di creare code lunghissime, tu hai il dovere di non sorpassare. Non per ragioni di sicurezza, ma per non umiliarmi con la tua bravura.
D’altronde non è un problema di auto, di guida. Si impara sin da bambini a nascondere capacità, competenze, doti superiori alla media. A scuola capisci tutto alla prima spiegazione? Peccato, dovrai annoiarti aspettando che i meno intelligenti o i più pigri arrivino a comprendere dopo che la spiegazione è stata ripetuta per giorni e giorni. In questo modo si mortificano i migliori, non si valorizzano le loro capacità, le loro abilità. Si sprecano potenzialità che servirebbero, in futuro, per aiutare chi non ce la fa. Pazienza, tutti fermi aspettando i peggiori.
È la stessa logica che porta a distruggere le vette delle montagne più belle perché tutti hanno il diritto di osservare il mondo dalle cime, tutti hanno il diritto di conquistare una vetta. Non è proprio una conquista salire in quota con una seggiovia, con una funivia. Ma l’importante è il selfie e tutti hanno il diritto di farselo. Compresi i pigri sovrappeso che non si degnano di salire le scale di casa ma vogliono la foto sul Monte Bianco. Dunque si costruiscono impianti ovunque per garantire il diritto alla pigrizia ed al selfie.
Pretendere che ci si alleni per salire almeno su una vetta facile facile è discriminatorio. Pretendere che si studi per capire qualcosa a scuola è una forma di oppressione. Pretendere che ci si metta in auto sapendo guidare è un atteggiamento razzista.
Pretendere che un Paese allineato ai tempi degli incapaci, schiacciato sotto i diritti dei peggiori, riesca a fare qualcosa di buono, è semplicemente stupido. Il mondo, intorno, corre. Premia il merito, valorizza i migliori, li utilizza per trainare chi è meno dotato. L’Italia ha il terrore dei più bravi e li obbliga a stare nel branco rinunciando a sviluppare le proprie abilità.