“Non ce la facciamo più. Non abbiamo lavoro e non possiamo vivere nel nostro paese, il che è molto peggio, quindi dobbiamo uscire di qui per sfamare le nostre famiglie ” è quello che pensa uno dei migranti che fa parte degli oltre 2mila in cammino verso gli Stati Uniti in questi giorni.
Se sulla stampa se ne parla raramente, non significa che il problema sia risolto: i confini tra Messico e USA sono di nuovo sotto pressione, l’ondata proviene dal Sud in generale, non solo dalla nazione confinante.
Decine di migliaia di persone che vengono dal Nicaragua, da Honduras, dall’El Salvador e da Haiti hanno atteso nella città meridionale di Tapachula documenti per rifugiati o attestazioni di asilo che potrebbero consentire loro di viaggiare, ma in queste ore la stanchezza dell’attesa ha giocato il ruolo decisivo. Basta poco per lo scoramento e quindi per iniziare di nuovo un viaggio della speranza.
Ad agosto, le truppe della Guardia Nazionale in tenuta antisommossa avevano già bloccato diverse centinaia di haitiani, cubani e centroamericani che si erano messi a piedi su un’autostrada dei migranti, che viaggiano a piedi, partendo da Tapachula.