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Politica

Sua Divinità come Kim Jong-un ed il giornalismo di regime applaude festante

Draghi sì, Draghi no, Draghi forse. La sostanziale autocandidatura al Quirinale ha creato panico tra i parlamentari. Non perché si preoccupino di una eventuale deriva semidittatoriale tra stato di emergenza infinito e misure per limitare la libertà in nome della scienza e di buffoni televisivi. No, semplicemente perché si rendono conto che un nuovo governo, con un nuovo presidente del consiglio, potrebbe portare al voto anticipato ed alla perdita della cadrega.

Però, almeno loro, i parlamentari, hanno qualche motivazione per il loro atteggiamento. I giornalisti che hanno preso parte a quella che pareva la conferenza stampa di Kim Jong-un, non hanno invece alcuna giustificazione. Hanno scelto di rappresentare in modo esplicito la crisi irreversibile di una professione. Hanno spiegato, meglio di qualunque analisi sociologica, le ragioni del crollo delle vendite dei quotidiani e la fine di ogni credibilità.

Sua Divinità incarnava il potere a cui loro rendevano omaggio acriticamente. L’unico dubbio consentito era il classico “Se io vado chi resta? E se io resto, chi va?”. Ecco, il giornalismo italiano, libero ed indipendente, si interroga esclusivamente su come sia possibile clonare Sua Divinità che, stranamente, non è Uno e Trino e non si capisce come mai. Per questo giornalismo duro e puro l’ideale sarebbe trasformare in corsa la costituzione (la “più bella del mondo” quando fa comodo, ma vecchia è superata negli ultimi due anni) ed offrire a Sua Divinità Kim Jong-un/Mario Draghi una repubblica presidenziale alla francese. Se Oltralpe comanda Macron, a Roma deve comandare Draghi. Semplice, no?

E poi, in fondo, se già Silla si era fatto nominare dittatore senza limiti di tempo, potrà ben farlo anche Draghi! È vero che Silla lasciò spontaneamente la carica dopo tre anni mentre Sua Divinità potrebbe rendere felici i giornalisti restando a vita, ma questi sono particolari irrilevanti. L’importante è che gli oligarchi siano felici, che i sudditi non vengano più disturbati con inutili elezioni, che la pandemia possa continuare in modo da giustificare qualsiasi porcata.

Tanto ci penseranno i giornalisti in stile nord coreano a raccontare le verità di comodo. Le verità ufficiali che nascondono la vera crescita dell’inflazione, il vero calo del potere di acquisto delle famiglie, l’aumento della precarietà, la crisi di molti settori.

Basta l’applauso d’ordinanza all’amato leader, a Sua Divinità. E la disinformazione è pronta a marciare compatta agli ordini del ministero della Verità.