Al via le nuove regole per quanto riguarda il Green pass e soprattutto per il Super Green pass. Se altri paesi europei procedono ad una riduzione dei controlli e prospettano una via d’uscita dal Covid-19, il nostro paese è ancora interessato alla lotta ai novax, lotta che ormai sembra sempre di più una vera e propria caccia alle streghe dato che il numero dei vaccinati ha raggiunto ampliamente la soglia prevista per l’immunità di gregge.
A ciò si aggiunge che i più rinomati virologi italiani hanno espresso perplessità su nuove misure restrittive. Basti pensare a Galli che ha affermato come l'”Obbligo vaccinale per gli over 50 sia una misura tardiva comunicata in modo confuso” o a Bassetti che ha affermato che: “avremmo dovuto mettere obbligo vaccinale 6 mesi fa, ma i politici volevano i voti”.
Così il Green pass diventa uno strumento per imporre più che per aiutare e che oggi, paradossalmente, permette a pazienti contagiati di girare liberamente, mentre a coloro che già sono guariti di non poter uscire di casa, con Green pass ancora disattivati. Gli stessi dati inoltre, hanno già dimostrato come molte persone, pur avendo effettuato la terza dose, hanno comunque contratto la variante Omicron e, più in generale, tutti quei dati che stanno dimostrando come il vaccino abbia solo la funzione di far sviluppare sintomi più lievi, nonostante l’importante contributo nel ridurre la pressione ospedaliera. L’assurdo è poi arrivato proprio in queste ore con regole che impongono alla cassiera del supermercato di essere in regola con la vaccinazione, ma al contempo permettono a questa – qualora non si volesse vaccinare e quindi non volesse lavorare – di girare tranquillamente per il supermercato come cliente. Nei fatti due pesi e due misure, proprio nel momento in cui il Covid diventa sempre di più una malattia associabile all’influenza.
Il problema ora come ora è fondamentalmente politico e non più solo sanitario perché del resto le elezioni incombono e i parlamentari ci tengono – in un contesto che ricorda quello fantozziano – a non sfigurare di fronte ai loro capi che decideranno sul loro futuro. Meglio non dire nulla e non imitare i colleghi inglesi che hanno messo all’angolo Boris Johnson.
Sia ben chiaro che lo scrivente è a favore della vaccinazione contro il Covid, ma imporre la terza dose a una persona che ha avuto il Covid in forma lieve (grazie al vaccino) è inutile e fa porre delle serie domande. Senza considerare che già il sistema immunitario, in caso di guarigione, sviluppa le difese che servono per proteggersi autonomamente dal covid. Contrariamente non avrebbe senso il Green pass da guarigione.
Il vero problema, oggi, forse può risiedere in quelle persone che fin da febbraio del 2020 stanno affrontando la più importante emergenza sanitaria dal dopoguerra a oggi. I tanti malati non affetti da Covid, oncologici, ma non solo, che si trovano sprovvisti di cure e rimandati a casa, con ospedali ancora depotenziati nonostante le belle parole e gli investimenti promessi, ancora fermi con le quattro frecce.
Quest’ultimi, sono entrati in una situazione in cui necessitano – se agiscono in buona fede – di un sano e costruttivo confronto su come affrontare il virus nei prossimi anni, e qualcosa già nei conteggi tra pazienti ricoverati per covid o con covid, ma per altre patologie, già sta cambiando. In questo senso, quel che oggi preme ricordare è che non ha più molta importanza il bollettino relativo al numero di casi di contagio giornaliero, quanto più quello relativo ai casi di ricovero per covid. L’elemento che, infine, manca a questa democrazia è un costruttivo confronto e, per questo, c’è il rischio sempre maggiore di allontanarci da questa forma di governo.