Quando di fronte ti ritrovi una coalizione di basso livello, persino un personaggio mediocre come Enrico Letta si crede in diritto di fare il bullo. Prima ha chiarito che Berlusconi rappresentava una candidatura divisiva e che, dunque, la sinistra non lo avrebbe mai votato. E ha invitato il centrodestra ad indicare un altro candidato. Ma quando il sultano di Arcore ha fatto un passo indietro e Salvini ha annunciato che il centrodestra avrebbe presentato una rosa di candidati, Letta ha alzato la voce e ha spiegato che il Pd non voterà mai un elemento indicato dagli avversari.
Una clamorosa presa in giro, approfittando della confusione mentale della coalizione tra Lega, Fdi, Fi e cespugli vari. Con un briciolo di dignità sarebbe arrivata immediatamente una rottura della maggioranza di governo. Invece ci si è nascosti dietro l’alibi dell’emergenza, della necessità di proseguire nel sostegno a Draghi. Confindustria vult! Chissà se i partiti di centrodestra presenti nel governo si sono accorti che lo spread è tornato a crescere, che l’inflazione vola molto più in alto di quanto ammettano le fonti ufficiali. Che il Pnrr è un contenitore di banalità senza prospettive, che l’indebitamento diventa insostenibile e sarà pagato a carissimo prezzo.
Tutti elementi che la destra non governativa dovrebbe far conoscere ai partner della coalizione, se fosse meno condizionata da Confindustria che confeziona gli slogan.
Dunque non se ne fa nulla. Nessuno osa mettere in dubbio Sua Divinità. Che potrebbe anche salire al Colle, ma indicando un suo portavoce da collocare alla guida del governo.
Nel frattempo Letta insiste nella provocazione, indicando come possibile candidato uno dei peggiori esempi di immigrazionismo senza controllo, di politicamente corretto, di servilismo nei confronti del Vaticano. Strano che il segretario del Pd non abbia candidato direttamente Monsu Bergoglio.
Sa, Letta, di potersi permettere qualsiasi provocazione. Perché di fronte non ha dei cuor di leone e, di sostegno, ha i pentapoltronati terrorizzati all’idea di andare a elezioni anticipate con la certezza di dover tornare definitivamente a casa.
Il problema vero, però, si porrà successivamente. Con quale coraggio il centrodestra si presenterà ai propri elettori se offrirà questa immagine di inadeguatezza, di incapacità nella gestione del confronto, di totale mancanza di idee e di indipendenza?