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Pagellone politicamente scorretto di Sanremo 2022: la prima serata

Ieri sera ha preso il via il Festival di Sanremo 2022, la 72^ edizione della principale competizione musicale italiana nonché lo show di punta della Rai e dell’Italia intera. Tutti ne parlano, tutti lo commentano e anche chi dice “non guardo Sanremo”, di fatto commenta Sanremo. Per cui, era impossibile non voler riservare una piccola rubrica sotto forma di “pagellone”. Un pagellone, ovviamente, politicamente scorretto, basato sulle impressioni di uno sguardo non allineato.

Voto 0: il tifo da stadio per Mattarella
Rosario Fiorello, nel suo pressoché interminabile show, ha anche inneggiato ripetutamente all’ex-neo Presidente della Repubblica, incitando anche cori da stadio in suo onore. Che non sia Mattarella il responsabile di quanto accaduto alle elezioni del Quirinale è certo, inneggiarlo come se non ci fosse un evidente problema di mancanza di responsabilità della classe politica è imbarazzante.

Voto 1: l’esibizione della Rappresentante di Lista
Gente scatenata per la chiusura col saluto a pugno chiuso, “un Festival ormai consegnato alla sinistra”. Perché invece la retorica che da anni viene portata avanti non lo aveva relegato a quell’egemonia culturale? L’esibizione ha pecche perché la canzone oltre a essere orecchiabile non ha null’altro, ennesima tiritera di persone forti contro altre persone più forti, ma è importante perdere tempo su un fotogramma tra l’altro forse nemmeno voluto.

Voto 2: Ornella Muti
Partita benissimo – si fa per dire – con la polemica sulla legalizzazione della marijuana, che almeno poteva rendere pepata l’edizione del Festival. Scende la scalinata per la prima volta dicendo che vuole rifarla perché non le è uscita bene, la seconda volta scende e Amadeus quasi fa per spicciarsi che sennò con la verve di Ornellona nazionale diventa più interessante un programma di qualsiasi emittente regionale. A riprova che mettere a co-condurre delle donne in quanto donne è sessista tanto quanto escluderle dal Festival.

Voto 3: Achille Lauro
Ogni anno riesce a diventare sempre più imitatore di sé stesso. Con Rolls Royce aveva distrutto i dogmi di Sanremo e si era fatto portavoce di una certa avanguardia – piaccia o no – Me ne frego lo aveva consacrato tra i performer più poliedrici d’Europa, al netto di tutte le possibili polemiche (che fanno parte della vita di un performer). Presentarsi nudo facendo il battesimo è l’incrocio delle varie esperienze, ma di originale c’è rimasto ben poco. Forse fa meglio a presentarsi come direttore artistico, magari ascoltiamo qualcosa di musicalmente interessante.

Voto 4: la scelta musicale
Premesso che ci sono ancora 13 canzoni in gara questa sera, tra le quali speriamo vivamente di ascoltare almeno 9 delle prime 10 di questa edizione, sagra della banalità e della scarsa caratura artistica. Normale, in un’edizione farsa il cui unico scopo è far vincere Mahmood-Blanco per guadagnarsi nuovamente il diritto di ospitare l’Eurovision: mamma Rai ha capito che ora è una Gallina dalle uova d’oro. Pochissimi i salvabili, ai quali verrà dedicato un voto. Delusione Noemi, tonfo sonoro – in tutti i sensi – per Massimo Ranieri.

Voto 5: la scelta degli ospiti
Che voglia essere un’edizione più per le “sciure” che per il popolo è abbastanza evidente, soprattutto infilando in ordine crescente di gradimento Achille Lauro, Mahmood, Blanco, Berrettini e Hozier. Un po’ meno chiaro il perché invitare ospiti che poi servono solo come base per qualche battuta di Fiorello. Il tennista era arrivato abbastanza contento se n’è andato visibilmente irritato: pensi allo sport, lo show business non è roba per lui. Meduza migliori della serata, peccato che siano italiani scappati all’estero per poter avere successo cantando in inglese. Non è un paese per talenti ma ce ne ricordiamo al Festival della canzone italiana.

Voto 6: Amadeus
Ha fatto il primo festival sperando di non far rimpiangere Baglioni, 10 giorni dopo l’Italia finiva in lockdown e il dopoFestival non era un problema. Riconfermato per disperazione, confeziona un bel Festival senza pubblico. “Non ci sarà un AmaTer” si era affrettato a dichiarare. Manco a dirlo, AmaTer. Un manuale Cencelli della conduzione, se metto un giovane poi canta un vecchio, se metto un ospite uomo allora co-conduttrice donna, se metto co-conduttore uomo ospite donna e via discorrendo. Non riesce ancora a finire prima dell’una, in fin dei conti chi se ne frega?

Voto 7: Ana Mena
La canzone è orribile, la voce non si sente. Il tutto è talmente trash da fare il giro e risultare straordinario: un gesto di dadaistico disprezzo nei confronti della storia del Festival, il tutto facendo cantare a una spagnola un testo scritto da artisti napoletani. Non rimarrà nella storia (grazie a Dio) e la sala stampa ha già stroncato ogni velleità di successo, ma in un serata di mediocrità assoluta, tanto basta per poter scambiare due parole sul festival per un orrore conclamato. Ana Mena semplicemente fantastica, lasciatelo ancora dire al pubblico maschile.

Voto 8: Mahmood-Blanco e i Maneskin
Non è un Festival, è una lunga perdita di tempo in attesa della loro proclamazione. Però non stanno facendo quelle cose inascoltabili come “speriamo che la Giuria capisca la profondità del nostro testo” o altre dichiarazioni con le quali si può lasciar trasparire una possibilità di non vincere. Sono perfettamente consapevoli e sul palco fanno la loro parte bene. Quasi al livello dei Maneskin, ormai dei professionisti del settore, capaci di non polemizzare troppo ma nemmeno di essere scontati e banali. Va a finire che ‘sti ragazzacci de Roma diventano la vera scommessa vinta di Amadeus. Lo saranno anche Mahmood-Blanco?

Voto 9: Gianni Morandi
Qualche mese fa ha rischiato la vita scivolando in un fuoco che lui stesso aveva acceso per le sterpaglie. Si presenta a 77 anni sul palco, ancora fasciato e sotto riabilitazione, cantando una canzone di energia, positività, entusiasmo e coraggio. Non stona, non sbaglia una nota né mezza parola. A fine esibizione urla un FantaSanremo potente che fa la gioia di migliaia di ragazzi-adolescenti che della sua vita conoscono sì e no tre canzoni e nemmeno a memoria. Immortale.

Voto 10: l’italiano medio
Il vincitore è sempre lui, l’italiano medio che si mette lì a contestare ogni decisione e ogni canzone del Festival per poi non televotare e lamentarsi della vittoria di qualcuno che non lo aggrada anche perché quelli che lo aggradano non partecipano a questo festival. I quasi 11 milioni di telespettatori segnano il record dell’era Amadeus e riportano il festival al livello di 12 anni fa, anche se è ancora lunga la strada. Il vero italiano medio sarà poi rimasto in piedi fino alla classifica per ammirare lo spacco del vestito di Ornella Muti, probabilmente l’unica cosa non mediocre della serata.