Il Festival di Sanremo prosegue e ci accompagnerà fino a sabato sera, quando inizierà il processo ad Amadeus e quanto ne consegue, secondo il tipico canone italiano della sacralità di un evento musicale ormai sempre più scarico. Sulla scia del pagellone di ieri, ecco i voti della seconda serata.
Non qualificabile: Checco Zalone
Avrebbe meritato il 5 come media aritmetica fra il 10 per aver rotto tutti gli equilibri cantando canzoni sui trans brasiliani, sulla falsa povertà e sulla notorietà dei virologi, e lo 0 per la mole di battute “adattate” al mondo di Sanremo e che quindi non hanno fatto ridere. Ma pensare che una persona possa salire sul palco e irridere le 395 famiglie che ieri hanno perso un familiare provoca un sincero imbarazzo. L’ingresso partendo dalla “piccionaia” e la canzone sui trans restano comunque le due provocazioni più forti di tutto il Festival: Achille Lauro annichilito.
Voto 0: il monologo sul razzismo
Beninteso, chiunque abbia criticato Lorena Cesarini per il colore della sua pelle si connota automaticamente per quello che è. E possiamo anche farci andar bene un monologo sul razzismo sul palco di Sanremo. E possiamo persino farci andar bene che quel monologo si allunghi per coprire l’assenza di Luca Argentero. Quello che non possiamo farci andar bene è la noia mortale che quel monologo ha provocato. Ancora a parlare di razzismo per quattro insulti sul web, storicamente microfono per le pulsioni peggiori degli esseri umani? Sai che novità…
Voto 1: Lorena Cesarini
Arrivata accompagnata dal “E questa chi è?” gridato da chiunque, sul palco riesce a dire sì e no 15 parole senza piangere, confeziona il sopracitato monologo portandosi anche un libro – di cui ancora dobbiamo capire il significato – e di 25 nomi della classifica ne avrà letto forse uno. Il voto va condiviso con Amadeus, che ancora una volta conferma la sua lunga tradizione di utilizzare i co-conduttori come facciata per poi non fargli fare nulla. In questo caso, risulta persino comprensibile la sua scelta.
Voto 2: le reazioni all’esibizione di Checco Zalone
In un mondo strano e particolare come quello in cui viviamo, può capitare che Matteo Salvini ed Enrico Mentana vadano d’accordo sull’esibizione di Checco Zalone, ringraziandolo entrambi per le risate o addirittura – come nel caso del direttore del TGLa7 – ponendolo sul podio della classifica finale. Il tutto mentre i radical chic ne contestano ogni singola parola, non paghi di aver fatto sopportare a milioni di italiani quel mattone di discorso antirazzista. Pietà, basta.
Voto 3: Amadeus
Che sommato all’1 condiviso con la Cesarini fa 4. Apre con Monica Vitti – scomparsa ieri – parlando mentre il pubblico applaude per velocizzare l’inizio della competizione, accoglie la Cesarini per non farle dire mezza parola inizialmente, poi la lascia parlare fin troppo, poi presenta Checco Zalone che dopo il momento struggente piazza una canzone che potrebbe risultare razzista nei confronti del Brasile, dopo un’ora e mezzo di trasmissione si sono esibiti due cantanti su tredici, per poi farne esibire 4 in 7 minuti. Ormai è la fotocopia brutta del Maestro Canello di fantozziana memoria, che faceva suonare più veloci i componenti della sua band per spostare la lancetta più vicina alla mezzanotte al Veglione di Capodanno.
Voto 4: la scelta musicale – parte seconda
Il Festival di quest’anno è il più grande spot antinazionalista mai visto: se questo è il Festival della canzone italiana, conviene subito spostarsi su quella europea e internazionale, perché siamo veramente giunti al termine. Attenzione, nella serata si sono registrate anche canzoni degne di nota (Rettore, Moro, soprattutto Elisa, persino i perfetti sconosciuti Highsnob e Hu) ma si poteva fare benissimo a meno di una quindicina di artisti. Sempre più evidente la tavola apparecchiata per la vittoria di Mahmood e Blanco.
Voto 5: la “maestra” Francesca Michielin
Il voto non è assolutamente collegato alla performance musicale, per altro gradevole e arricchita da un’Emma in grande spolvero. In primis, il direttore d’orchestra lo dovrebbe fare qualcuno diplomato al riguardo, ma passiamo oltre; quello che non è accettabile è il ripetere – da parte di Amadeus – una mezza dozzina di volte “la maestra Michielin”. Non insegna alle elementari, non è una maestra. Semmai è un maestro. E dire che l’anno scorso il Maestro Beatrice Venezi lo aveva spiegato molto bene. Smemorati.
Voto 6: i collegamenti dalla Costa Toscana
La coppia Orietta Berti e Fabio Rovazzi è una delle più improbabili – e per questo divertenti – della storia televisiva e nelle prime due serate abbiamo trovato due esibizioni di livello, martedì Colapesce & Dimartino, ieri Ermal Meta. Il fatto che siano canzoni del festival dello scorso anno e che piacciano ancora denota che probabilmente se avessimo ripetuto quel festival condotto da questi due avremmo gradito molto di più lo spettacolo. Peccato.
Voto 7: Donatella Rettore e Ditonellapiaga
Tutti spaventati da Achille Lauro e il battesimo in diretta, nessuno si è preoccupato di queste due mine vaganti. Una canzone dichiaratamente saffica, per non usare altri aggettivi, ma nessuno che polemizza, forse ancora intenti a rivedere al VAR se la Rappresentante di Lista ha fatto il saluto comunista o meno. Ne esce una hit energica e ritmica, che ti entra in testa anche se vorresti criticare il dover ribadire ancora una volta concetti triti e ritriti. Sono le vere provocatrici, ma quando la provocazione riesce chapeau.
Voto 8: l’Eurovision
Mancano ancora 100 giorni, eppure già non si vede l’ora. Le premesse per una competizione di alto livello ci sono e la terna di conduttori – al netto di una “notizia” annunciata ieri in modo pietoso, soprattutto perché si sapeva già da 8 ore buone – composta da Laura Pausini, Mika e Alessandro Cattelan promettono faville. L’opportunità di organizzare questa competizione e forse di rivincerla con Mahmood-Blanco sono gli unici meriti di tre anni di conduzione di Amadeus. Ed è comunque tra i più “vincenti” in questo senso!
Voto 9: Elisa
Un lampo di classe, eleganza e talento in un mare di banalità. Tipica canzone sanremese ma interpretata magistralmente, con la classe delle grandi della canzone italiana e internazionale. Il primo posto della sala stampa è meritato, a poco servirà perché è evidente che la giuria demoscopica e il televoto consegneranno il Festival a Mahmood-Blanco. Almeno il premio della critica lo merita.
Voto 10: l’avanzamento del Festival
Dopo aver retto per due serate intere, il sapere di essere quasi a metà è una soddisfazione. Qualitativamente siamo di fronte a una kermesse tra l’imbarazzante, il cringe e lo sfinimento. La speranza di arrivare presto a sabato, questa settimana, non è solo per l’arrivo del weekend. Aiutateci.