Home » L’invasione è a destra
Società

L’invasione è a destra

Perché i nemici più pericolosi li abbiamo accanto e non di fronte? Perché, per le nazioni, la destra è forse oggi più pericolosa della sinistra? Perché si addensano nubi minacciose su noi tutti e sui nostri popoli?

Il sistema è sempre più forte
Il potere e la democrazia (quintessenza della tirannia e dello schiavismo) non sono affatto in crisi, anzi la tecnologia avanzata e la modifica antropologica (per mistovariazione, ovvero per contaminazione etnoculturale, ma soprattutto per idiovariazione, cioè per azione sovversiva su di sé) li rafforzano, inducendoli a sfrondarsi delle forme sceniche su cui avevano fondato la loro tenuta psichica.
Potere e democrazia (o postdemocrazia se preferite) scoppiano di salute e hanno prodotto uno scollamento tra classe dirigente da una parte e multitudine suddita dall’altra.
Chi si scalmana per “difendere” o restaurare la democrazia classica, non soltanto è un analfabeta in filosofia politica ma è come se provasse a nuotare dal fondo del mare alla superifcie avvolto in un mantello di metallo e con stivali di piombo ai piedi.
La messa in scena classica, quella del parlamentarismo, è stata sostituita – un po’ per calcolo e molto per forza delle cose – da una separazione totale di piani. Mentre ai più alti si giocano tutte le partite in cui i sudditi non sono coinvolti, si opera sul piano basso contrapponendo un po’ tutti in scontri virtuali dal sapore di guerra civile.
Tutto ciò avviene sia naturalmente – è il Caos che lo partorisce – sia per calcolo, come aveva ben visto il sociologo Eric Werner.

Il meccanismo di controllo si basa su di noi
Ogni argomento posto sul tavolo (immigrazione, scuola, sesso, omosesso, transesso, pandemia, vaccini, pass, Russia, Ue) produce due campi contrapposti che si odiano senza motivo preciso e vaneggiano con affermazioni estremistiche e patologiche, fondate su visioni ottuse, unilaterali e profondamente ignoranti. Così è un continuo odiarsi per gruppi di deficienti a cui si accodano persone meno sciocche che fanno una selezione tra le deficienze ma si adeguano a spegnere comunque il cervello.
Si vive in un delirio da guerra civile immaginaria, alimentando insoddisfazione e discordia in cui tutte le parti si annullano mentre l’oligarchia procede tranquilla.
Visioni apocalittiche s’incrostano su questo disagio di massa trasformandolo in una pandemia di casi clinici. Si sposano qui perfettamente la logica trozkista della tensione permanente per cambiare costantemente la società in senso sovversivo e la tecnica oligarchica del controllo del potere mediante lo sfogo reciproco degli antagonismi (schema degli opposti estremismi reiterato su più piani).
Gli argomenti non sono necessariamente falsi e si comprende che per molti siano di una gravità assoluta e da risolvere subito in qualunque modo. Il guaio è che nessuno li affronta  in modo sistemico e concreto e che la mobilitazione su ogni tema si trasforma in ipnosi autocastrante. Quanto più si alzano i toni senza alcuna sintassi politica, quanto più si parla di urgenza assoluta, di punto di non ritorno, tanto più la Open Society progredisce indisturbata e si stabilizza proprio grazie ai suoi oppositori agitati come burattini in trance.

Un’opa pericolosa
Ed ecco che entrano in gioco i pericoli significativi per i nostri popoli e per chi appartiene ad un’area del pensiero che contiene i criteri per uscire dal Caos mediante una rivoluzione creativa,  non  bipolare ma sintetica, non antagonistica ma “terza”. L’unica che può permettere una coesione tra spezzoni malati di popoli infranti da rigenerare e interessi storici nazionali ed europei.
Questi ambienti sono oggi minacciati perché le destre popolari sono un campo di scontro sociologico importante e quindi le centrali preposte al controllo e alle provocazioni devono sgombrarlo da chi non possono manipolare al cento per cento e soprattutto debbono cancellarne l’impianto mentale contro cui cozza il loro bipolarismo delinquente.
Non solo in Italia, ma altrove, come Grecia e Spagna, si è ripartiti in sordina con repressioni giuridico-politiche da anni Settanta. Questo non per sbarazzarsi delle estreme destre, ma per appropriarsene e usarle non solo contro il pensiero fascista ma contro le proprie nazioni e contro l’Europa. C’è un’opa inglese, israeliana e americana su tutte le destre “populiste” occidentali. Gli interessi di Londra, Tel Aviv e Washington non sono necessariamente gli stessi e le varianti nel gioco sono diverse, ma quel mondo è occupato e spartito come la Ruhr dopo Versailles, come Berlino e Trieste dopo l’ultima guerra mondiale.

Vogliono che produciamo noi l’humus in cui moriremo
Ovviamente i pericoli per i nostri popoli non vengono solo da destra, ma quest’ultima in tutta l’Europa occidentale sembra destinata a colpirne gli interessi, non frontalmente bensì alla schiena.
Non mi riferisco soltanto alla sistematica funzione anti-europea, ovvero nemica della dignità e della sovranità (in neolingua essere contro la sovranità si definisce sovranismo), ma a questioni  più preoccupanti. Ovvero alla produzione di un humus nel quale la guerra civile virtuale può essere trasformata in strategia sanguinosa per le guerre oblique che gli Wasp muoveranno contro tutti noi durante la ristrutturazione multipolare degli equilibri mondiali.
C’è un caso molto particolare, insidioso, drammatico e terribile che si staglia all’orizzonte, ed è quello francese.
Non dobbiamo mai dimenticare che la Francia è una potenza nucleare, estesa su tutti gli oceani, che tiene gli spazi europei in Africa ed è l’unica a fare fronte alla Turchia, alleata privilegiata degli angloamericani.

Zemmour: una mossa oligarchica da antologia
Eric Zemmour è stato fatto crescere scientificamente per anni per poi lanciarlo in orbita per le presidenziali improvvisamente (tanto improvvisamente che noi lo sosteniamo da un anno ma nessuno ci volle credere).
Questo facondo megalomane ha il sostegno di diversi magnati dei media, di tutta la destra atlantista e massonica che ha sempre ostacolato le politiche nazionali in nome della peggior Stay Behind, e la macchina che lo fa crescere giorno dopo giorno è perfino più imponente di quella che creò Macron cinque anni orsono.
Impersonando la parte del profeta, questa popstar afferma una logica da guerra civile e religiosa che non lo porterà all’Eliseo ma gli consentirà alle prossime legislative di giugno di realizzare quella “Sostituzione di popolazione” contro cui tanto si erge: un ebreo di origine algerina sostituirà una bretone alla testa delle destre nazionali.
Intanto la sua aggressione verbosa produrrà due effetti eguali e contrari. Il primo sarà il mettere in imbarazzo, e quindi spingerlo a tornare all’immigrazionismo, l’Eliseo che da quattro anni fa invece il contrario e costringerlo ad abbandonare anche le sue pur pallide esternazioni anti-islamiste.
Il secondo sarà spaventare ed agitare le banlieues che si armeranno e forse passeranno al terrorismo diffuso (finora è limitato). Considerando che gli angloamericani muovono a piacimento i salafiti e che il resto lo azionano turchi e sauditi, loro alleati e, almeno i primi, rivali della Francia, non è difficile prevedere cos’accadrà. In quanto ai guerrafondai razzial/religiosi che si affollano dietro a Zemmour sappiamo bene che non hanno le palle, quindi ai primi rischi loro scompariranno mentre qualcuno di più innocente si lascerà ingannare e stritolare e gli islamisti pro Nato colpiranno nel mucchio dei francesi.
Grazie a Zemmour gli angloamericani torneranno così a sbarcare in Normandia e causando caterve  di morti civili come allora.

destra, destra, destra

Non si deve cedere terreno
Non ci sono certo amici a sinistra, ma lì le cose sono ben chiare. Oggi è la destra, specialmente l’estrema, che funge da nemica e da serva e racchiude in sé i maggiori pericoli per se stessa e per i suoi popoli rispettivi.
Con questo non suggerisco di isolarci e rinchiuderci in una torre di avorio ma di dare battaglia nell’ambito politico in cui si stan subendo l’invasione, la mistificazione, la grande parodia e la dissoluzione.
Non è compito facile e sappiate che inizia a diventare pericoloso.

Gabriele Adinolfi