L’escalation militare che ha visto la Russia ieri impegnata in una sostanziale invasione dell’Ucraina sta comportando reazioni a più livelli. In particolar modo la tensione vede coinvolti il Paese guidato da Vladimir Putin e gli Stati Uniti, in quanto capofila della NATO.
Un lungo gioco di sgarbi istituzionali, iniziato più di tre anni fa con le richieste di Washington ai diplomatici russi di lasciare gli USA. La scorsa settimana, Mosca aveva espulso Bart Gorman, Vice ambasciatore americano in Russia; in risposta a questo, il governo americano ha decretato l’espulsione – nel giorno dell’attacco all’Ucraina – del Console Ambasciatore Sergey Trepelkov, secondo diplomatico russo più importante negli States.
“Consideriamo la nuova espulsione come un altro passo ostile volto a ridurre la presenza diplomatica russa negli Stati Uniti. Le nostre misure di ritorsione sono prevedibili” ha dichiarato Anatoly Antonov, ambasciatore russo in America. “Per fermare l’escalation imposta dagli americani abbiamo fatto molti sforzi – continua l’ambasciatore, ricordando un’esortazione al Dipartimento di Stato affinché venisse riconsiderata la posizione per evitare uno scambio di “sgarbi” diplomatici – Abbiamo tuttavia ricevuto sempre un categorico rifiuto, accompagnato dalla minaccia di arrestare il nostro diplomatico se fosse rimasto anche solo un giorno in più a Washington“.
Nel frattempo le operazioni militari non si fermano: i russi sono entrati a Kiev, con battaglie registrate questa mattina a Obolon e Lukyanovka. Come in molti casi, le notizie arrivano numerose e altrettanto confuse: secondo quanto riportano alcune fonti, i russi avrebbero incassato un solo bombardamento, ovvero l’arrivo di due missili balistici ucraini sull’aeroporto di Millerovo, nella regione di Rostov. L’avanzamento delle forze del Donbass però è proseguito costantemente nella giornata di ieri, sostenuto dall’esercito russo: la scia distruttiva dei soldati di Putin ha lasciato dietro di sé 118 installazioni militari messe fuori servizio.
Le perdite ucraine conterebbero 5 aerei militari, un elicottero, 5 droni, 18 carri armati, 7 sistemi missilistici a lancio multiplo, 41 veicoli militari e 5 mezzi d’attacco rapido. Le perdite umane, stando a quanto annunciato ieri dal Governo ucraino, ammontano a 137 morti tra militari e civili, ma sarebbero oltre 150 i soldati ucraini che si sono arresi per avere salva la vita.
Il tema più spinoso rimane l’assalto a Kiev: indicazioni che già oggi la capitale potrebbe cadere arrivano dal fatto che il Premier ucraino Zelensky ha saltato il colloquio telefonico che aveva previsto con Mario Draghi e concordato poche ore prima. Stando ad alcune indiscrezioni, l’assalto a Kiev dovrebbe essere condotto da Ramzan Kadyrov, leader dei ceceni. Inoltre giungono filmati – non verificati – di un’auto civile a Kiev colpita da un veicolo blindato: secondo i media ucraini, sarebbe un filmato propagandistico russo. In ogni caso, nel filmato si mostra l’autista uscire illeso dal mezzo.
In questo momento, è molto attiva anche l’Europa dal punto di vista diplomatico ed economico: Emmanuel Macron avrebbe telefonato ieri a Vladimir Putin, secondo quanto fa sapere il Cremlino, per discutere della crisi ucraina, mentre l’Unione Europea ha deciso di sanzionare il 70% del mercato bancario russo, annunciando restrizioni sui visti e limiti tecnologici per i settori dei semiconduttori, dell’energia e dell’aerospaziale. L’UEFA ha inoltre deciso di spostare la finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi.
“Le potenze occidentali hanno ignorato il fatto dell’evidente genocidio in Ucraina, l’operazione speciale viene condotta in modo che gli ucraini possano determinare liberamente il proprio futuro una volta liberati dall’oppressione” ha dichiarato il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. “L’Occidente ha costantemente difeso i crimini del regime di Kiev, che ha fatto precipitare l’Ucraina in una tragedia“.