Esteri

Per i russi Zelenskyy è come il Saddam Hussein del 2003. Ecco perché

Zelenskyy un po’ come il Saddam Hussein del 2003, o almeno questo quanto la Russia sta propagando in queste ore come motivazione al conflitto militare in Ucraina, Paese ora chiamato appositamente Maidanostan perché in mano a un gruppo di terroristi secondo Mosca.

Non si stanno fermando infatti le proteste interne alla Federazione governata da Vladimir Putin, sia per un’insoddisfazione verso le pesanti sanzioni economiche che la Russia sta subendo, sia per le ripetute perdite di uomini che l’esercito sta incontrando nell’avanzare in Ucraina, affrontato dalla guerriglia e dall’esercito regolare.

Ecco allora che, su alcuni siti di informazione russi, nascono articoli che descrivono perfettamente come i russi vogliano far leva sull’orgoglio nazionale del popolo. Si parla così di bombardamenti su Donetsk, di scudi umani utilizzati dagli ucraini per fermare l’avanzata russa, di taglio dei rifornimenti alle città del Donbass.

Atti di terrorismo, si legge nell’articolo pubblicato da eadaily, che hanno come unico scopo quello di soggiogare la popolazione ucraina e in particolare le aree più filo-russe. Un terrorismo impersonato dal Maidanostan, un’organizzazione terroristica che avrebbe preso il potere in Ucraina tramite un colpo di stato, relativamente alla vittoria di Volodymyr Zelenskyy su Petro Poroshenko, più vicino a Putin. Non a caso, il nome Maidanostan deriverebbe dagli Euromaidan, ovvero i movimenti di protesta che portarono al progressivo indebolimento di Poroshenko nei confronti dell’opinione pubblica.

Il Maidanostan – definito persino più pericoloso dell’ISIS perché finanziato e sostenuto dall’Occidente – si sarebbe, secondo la propaganda russa, macchiato di atti inqualificabili e che quindi l’operazione in Ucraina non può avere termine finché non sarà “fermata l’idra del Maidanostan”, ovvero non sarà riportato un governo che non si sia macchiato di crimini verso i cittadini e in particolar modo verso i russi.

L’articolo propagandistico si conclude con un appello abbastanza inequivocabile: “Il 24 febbraio la Russia ha attraversato il Rubicone e non si torna indietro. Se mostra debolezza e si ritira, l’Occidente la distruggerà, colpendo prima il Donbass e la Crimea e poi tutto il resto della Russia. Chi oggi è contro la guerra aiuterà Washington a distruggere il paese dall’interno domani” con un riferimento a chi protesta in Russia, ritenuto complice del Maidanostan. “Bisogna per un po’ diventare crudeli nei confronti di coloro che, consciamente o inconsciamente, oggi sono il nemico interno della Russia. O forse qualcuno pensa che l’Occidente avrà un atteggiamento diverso nei confronti della Russa? I russi nell’Unione Europea si sono trovati nella condizione di persone del secondo o terzo mondo, nessun canale televisivo occidentale ha parlato della tragedia di Donetsk, nessun leader occidentale ha espresso rammarico. Perché? Perché i russi, gli abitanti del Donbass, sono nemici dell’Occidente. Stiamo sconfiggendo l’utopia della vittoria del liberalismo sul mondo e né la Russia né il Donbass verranno mai perdonati per questo. Quindi, o si vince o si muore e ci si deve rendere conto che dobbiamo unirci per un obiettivo comune: la grande Russia nel nuovo mondo multipolare“.

Frasi di un’evidente carica nazionalistica e propagandistica, che ricordano molto quando gli americani giustificarono l’invasione in Iraq. Anche al tempo Saddam Hussein era un nemico della libertà, aveva armi chimiche e si era macchiato di efferati crimini, salvo poi scoprire nel tempo che c’era molta più narrazione che realtà in quei racconti, in quegli interventi tesi al coinvolgimento dell’opinione pubblica americana per una guerra che sarebbe risultata assolutamente impopolare.

Mentre c’è chi si diverte a inventare movimenti terroristici e chi cerca interventi della NATO che potrebbero portare a uno scontro su larga scala, nel frattempo continua l’esodo di civili inermi che stanno perdendo tutto e ormai è incalcolabile il danno economico che non solo alcune aziende ma tutti i cittadini italiani ed europei stanno subendo a causa dei rincari dei carburanti e delle materie prime. Senza parlare dell’instabilità, ormai compagna di viaggio della popolazione da più di due anni.

Secolo Trentino