Dal vino senza alcol a quello in polvere, dal vino alla frutta a quello con lo zucchero aggiunto fino a quello annacquato sono le ultime clamorose pratiche enologiche che si stanno diffondendo nel mondo che saranno in mostra al Vinitaly della prima esposizione “Non chiamatelo vino”. L’appuntamento è per domani, lunedì 11 aprile, alle ore 9.30 a Casa Coldiretti di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande), dove saranno esposti gli esempi concreti di un fenomeno favorito dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica che con la globalizzazione degli scambi interessa direttamente anche i consumatori di Paesi con una storia del vino millenaria come l’Italia.
Spazio anche al tema della guerra in Ucraina con l’analisi dettagliata sull’impatto del conflitto per le imprese e la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere. Il conflitto ha fatto balzare i costi di produzione a carico delle cantine a causa principalmente dei rincari della bolletta energetica e delle materie prime necessarie al confezionamento con un effetto dirompente sull’attività delle imprese.
Una situazione al centro anche dell’incontro “Emergenze e competitività del vino italiano” in programma dalle ore 9,45 all’Auditorium Verdi, con la presenza, tra gli altri, del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, del ministro alle Politiche agricole Stefano Patuanelli, con il segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo, Paolo de Castro: (Primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo), Roberto Weber, presidente del Centro Studi Divulga, Riccardo Cotarella, coordinatore del comitato di supporto alle politiche di mercato del vino della Coldiretti, Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere, Mario Pezzotti, presidente della Società italiana di genetica agraria, Silvano Brescianini, Presidente del Consorzio Tutela del Franciacorta, Sergio Cimino (Rc&Consulting), Gianluca Lelli (Capo Area economica Coldiretti).
Per l’occasione sarà presentata la prima indagine Coldiretti-Divulga sugli effetti del conflitto sulla vita quotidiana delle aziende vitivinicole Made in Italy, dalla produzione alla commercializzazione.
È in vigna che nascono i grandi vini: lo afferma con convinzione Giovanni Bigot durante la premiazione dei trentotto vigneti che hanno superato i 90 centesimi secondo l’Indice Bigot. Il metodo di valutazione scientifico del potenziale qualitativo di un vigneto, ideato dall’agronomo friulano supportato dal suo team di Perleuve, lo scorso anno è stato calcolato in totale su 734 vigneti. L’Indice, frutto di vent’anni di ricerca sul campo in Italia e a livello internazionale, si basa su nove parametri di valutazione: produzione, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto. Ogni parametro considerato va a influire su una precisa caratteristica del vino. La premiazione dei vigneti, che ha riguardato l’annata 2021, si è tenuta domenica 10 aprile durante Vinitaly, nello spazio della Regione Friuli Venezia Giulia.
“Un risultato finale – commenta Giovanni Bigot – che è l’apice di un importante percorso di crescita e miglioramento in vigneto, lì dove nasce una grande uva per un grande vino. I vigneti premiati hanno la capacità di aumentare il valore di un territorio in termini di qualità e riconoscimento, diventando identificativi di una zona, donando caratteristiche specifiche ai vini che lì nascono. Non solo, i vini da vigneto singolo rappresentano un trend in forte crescita, ecco quindi che la valutazione del vigneto, attraverso parametri specifici, aumenta il valore del prodotto finale ed esalta l’importanza della qualità della materia prima, l’uva”.
Grazie all’eccellenza in questi campi i trentotto vigneti che nel 2021 hanno superato i 90 centesimi sono stati: in Friuli Venezia Giulia il Friulano Hrib, Friulano Dolinca e Hrib Merlot de La Castellada, il Friulano Case 25 di Livio Felluga, Tocai Friulano Centralina e Cabernet Franc Pietra di Russiz Superiore, Oslavje di Radikon, Sauvignon Lonzano Alto di Sgubin Ferruccio, Sauvignon Zegla di Sturm, Sauvignon Rosazzo e Tocai Friulano Buttrio di Le Vigne di Zamò, Ronco Pitotti Sauvignon di Vignai da Duline, Tocai Friulano Braida di La Sclusa, Moscato Vin dal Paron di Ferlat, Friulano Stesa di Il Carpino e Cabernet Sauvignon Narciso di Ronco delle Betulle; in Veneto il vigneto Sant’Anna di Massimago; in Lombardia Chardonnay Calcababbio e Sauvignon Calcababbio di Monsupello e Pizzarello Pinot Meunier di Castello di Cigognola; in Piemonte Sorì Ginestra di Conterno Fantino e Barolo Sottocastello di Ca’ Viola; in Emilia Romagna Merlot Ronco e Malvasia Morello di La Tosa; in Toscana Poggiata Rinaldi di Tenuta del Cabreo e Anfiteatro alle Rose di Tenuta di Nozzole; in Umbria i vigneti Sagrantino Maria Cantalupo di Di Filippo, Sauvignon Villa Pace di Cantine Blasi, Vigna Chiusaccia e Vigna Renabianca di Terre Margaritelli; in Puglia Lu Piezzu di Masseria Cuturi; in Sardegna Ispane Sud Pusceddu, Ispane Tatti/Onali, Murtatí Crobu, Pardoniga Manca, Burdaga Conciadori dell’azienda Bentu Luna. I vigneti premiati in Slovenia sono stati Chardonnay Jordano e Sauvignon Jordano di Marjan Simcic; mentre premiato in Francia il vigneto Champan di Domaine R&P Bouley.
Il vigneto che ha raggiunto il punteggio massimo di 95 punti su 100 è stato il Friulano Hrib dell’azienda La Castellada in Friuli Venezia Giulia, mentre l’azienda con il maggior numero di vigneti è stata Bentu Luna in Sardegna, con cinque vigneti premiati.
VINITALY: COLDIRETTI, APRE PRIMA MOSTRA SU TUTTI I COLORI DEL VINO
In Italia la più grande varietà cromatica al mondo grazie a diversità terreni, clima e cultivar
L’Italia può contare sulla più grande varietà cromatica nei vini del mondo, dal giallo verdolino al giallo oro, dal “buccia di cipolla” al rosa chiaretto, fino al rosso mogano e al rosso aranciato mostrata per la prima volta al Vinitaly con la più grande esposizione dei colori del vino mai realizzata nell’esclusivo salone creato a Casa Coldiretti di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande).
E’ record storico per il vino italiano che ha raggiunto un fatturato di quasi 13 miliardi nel 2021, per effetto del balzo dell’export e dell’aumento in valore dei consumi interni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat in occasione del Vinitaly che apre con l’esposizione di tutti i colori del vino portati a Verona dalle diverse regioni nell’esclusivo salone “Vigneto Italia” creato dalla Coldiretti per scoprire la grande biodiversità e qualità dalle quali nascono le più prestigiose bottiglie del vino Made in Italy, grazie all’impegno di 310mila aziende agricole.
A trainare il fatturato del vino è soprattutto l’aumento a doppia cifra delle esportazioni con gli acquisti di bottiglie Made in Italy in tutto il mondo che sono cresciute del 12% nel 2021 raggiungendo – spiega Coldiretti – quota 7,1 miliardi di euro ma ad aumentare sono anche gli acquisti familiari con un incremento del 2,1% nella distribuzione commerciale, secondo l’analisi Coldiretti su dati Iri, mentre il resto viene dalla ristorazione con un importante impatto del turismo, pur se con le difficoltà causate dalle restrizioni imposte dalla pandemia.
Le bottiglie Made in Italy – sottolinea la Coldiretti – sono per circa il 70% Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia mentre solo il restante 30% sono vini da tavola. Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende.
L’Italia – spiega Coldiretti – è leader mondiale della produzione di vino davanti a Francia e Spagna, i due principali competitor a livello internazionale, con una produzione che ha sfiorato i 48,2 milioni di ettolitri, secondo le previsioni di Mipaaf e Commissione Europea.
Ma dal Vigneto Italia nascono anche opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio. L’esercito del vino – rileva Coldiretti – spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).
“Il profondo rinnovamento in atto sul Vigneto Italia conferma la vitalità di un’agricoltura che ha fatto dell’innovazione una delle armi per affermarsi sul mercato, della quale il vino rappresenta peraltro uno dei settori di punta” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “non a caso le scelte dei viticoltori Made in Italy incontrano sempre di più i gusti dei consumatori sul terreno della qualità e della sostenibilità”.