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Economia

Le auto green non piacciono agli italiani: crollano le immatricolazioni

Negli ultimi anni si è spesso parlato di rivoluzione green, con tante iniziative di stampo ambientale (o per meglio dire ambientalista) tra cui la progressiva trasformazione delle automobili da “tradizionali” (benzina o metano) a “ecologiche” (ibride ed elettriche pure).

Un filone che ha visto diversi Paesi assumere prese di posizione anche abbastanza importanti: basti pensare al Regno Unito con Boris Johnson che ha imposto il traguardo di avere nel 2030 solo auto elettriche in circolazione sulle strade britanniche. Nonostante a questa volontà abbiano fatto seguito anche iniziative di legge in tal senso (come l’obbligatorietà di installare postazioni di ricarica nei nuovi edifici costruiti dal 2022 in avanti), l’obiettivo sembra comunque molto complesso in primis per un’oggettiva difficoltà di alcune case automobilistiche di soddisfare gli standard qualitativi raggiunti nel mondo dell’elettrico dai colossi che per primi hanno avviato questo filone, in particolar modo giapponesi, e in secondo luogo per la risposta dei consumatori.

L’Acea – Associazione dei costruttori europei – ha comunicato i dati del primo trimestre del 2022 per quanto concerne le vendite di automobili: nei 30 paesi europei (compreso il Regno Unito) c’è stato un calo di vendite del 10,6%, con un picco proprio nel mese di marzo (-18,8%) condizionato dalla guerra in Ucraina e dal conseguente rincaro delle materie prime tra cui la benzina e il metano.

Le consegne sono passate da 1.387.985 del marzo 2021 a 1.127.077 del marzo 2022. E in Italia? La situazione è ancora peggiore: basti pensare che su 330.000 auto andate in fumo nel primo quarto d’esercizio ben un terzo (110.000) vengono dall’Italia.

L’Italia è leader in negativo della classifica delle immatricolazioni, con la perdita di circa un quarto delle iscrizioni (-24,4%). Certo, come riporta il quotidiano Il Messaggero che ha ripubblicato i dati dell’Acea, buona parte di questo crollo è dovuto al ritardo degli incentivi, ma in generale sembra che di fronte alla prospettiva di abbracciare le tecnologie ibride o elettriche gli italiani (e gli europei) preferiscano portare fino al naturale esaurimento la propria automobile, evitando di affrontare un investimento a lungo termine come quello di un’auto elettrica.

A risentirne, ovviamente, non è solo l’ambiente ma piuttosto le grandi case produttrici, che rischiano di dover intervenire duramente anche dal punto di vista occupazionale, con enormi svantaggi per tutti.