Putin sta perdendo come molti sembrano ripetere oppure sta vincendo la guerra in Ucraina? Il conflitto si protrae ormai da quasi tre mesi e larga parte dell’opinione pubblica occidentale ha seguito con attenzione e “con il fiato sospeso” – formula ripetuta fino allo sfinimento da certa stampa – il discorso di Putin in occasione del Giorno della Vittoria, il 9 maggio.
Mentre si pensa di combattere questa guerra dal punto di vista mediatico, ben consapevoli che questa rimarrà una “guerra di posizione” poiché in Occidente non si riconosce (giustamente) come valida la propaganda russa e in Russia non viene proprio trasmessa la contropropaganda occidentale, nel frattempo Putin sta vincendo la guerra.
Una dichiarazione sicuramente forte e volutamente provocatoria, ma analizzando un po’ le aree ormai stabilmente sotto il controllo russo si evince una chiara strategia putiniana. Al momento attuale, infatti, i soldati marcati dalla Zeta stanno controllando l’80% dei giacimenti di petrolio e gas ucraini, tutte le raffinerie con i principali depositi di petrolio, altre importanti risorse dell’economia ucraina come i campi per la semina e le miniere di carbone e i quattro principali porti del paese (Odessa, Mykolaiv, Kherson e Sebastopoli in Crimea).
Non solo, anche come approvvigionamenti per gli ucraini la situazione è disperata: una parte significativa delle centrali nucleari e a carbone è in mano russa, così come i giacimenti di petrolio e gas al largo del Mar Nero – anche se su questo la Turchia sta dando un forte aiuto agli ucraini – ma anche la acciaierie principali del paese come quelle di Mariupol e Krivoy Rog. Risulta così evidente che il complesso militare e industriale dell’Ucraina sta per essere messo in ginocchio.
Larga parte dell’Occidente, preso ad analizzare dettagliatamente la propaganda russa, sembra essere convinto di un fallimento dell’invasione russa dell’Ucraina, presentata come un’ipotetica guerra lampo e trasformatasi invece in una lunga guerra di logoramento: non si deve però escludere, tuttavia, che il piano di Putin fosse esattamente questo sin dall’inizio, ovvero lentamente sottrarre risorse agli ucraini per completare il suo progetto di conquista.
La cosa più drammatica, però, è che nessuno sembra intenzionato a realizzare che questo processo sia in atto: il fatto che nessuna potenza occidentale abbia reagito energicamente denota una ormai certificata debolezza del blocco atlantico, basti pensare che gli unici Paesi che hanno dato forti segnali sono stati il Regno Unito e il Giappone, mentre l’unico che ha fornito effettivo supporto logistico e bellico è stata la Turchia. Ammettere di aver mal valutato la durata dell’operazione russa sarebbe il primo passo verso un’effettiva vittoria, ma per farlo bisogna smettere di valutare la propaganda e limitarsi alle parole e andare a ragionare su fatti concreti: ne va della sopravvivenza dell’Ucraina e dell’Occidente stesso.