Home » Rivoluzionari, radicali, estremisti, moderati e come uscire dalla confusione politica dopo la scelta russa
Editoriali

Rivoluzionari, radicali, estremisti, moderati e come uscire dalla confusione politica dopo la scelta russa

Sono diversi i modi in cui si può essere Rivoluzionari: di genere sovversivo o conservatore o rivoluzionari tout court. Perché si appartenga a questa categoria si deve assumere una mentalità al contempo realistica e chirurgica (volta a prassi e sintesi) e bisogna perseguire un modello distinto da quello imperante, sia dal punto di vista della visione delle cose, e dunque della sintassi del pensiero, che dalla prospettiva delle relazioni sociali, economiche e culturali, che vanno riscritte sulla base di nuove gerarchie comportamentali.

Idea del mondo
Esiste poi la categoria Radicale. Non è necessariamente rivoluzionaria, in quanto si può essere reazionari radicali o perfino radicali conformisti. Perché si sia radicali si devono avere radici e coscienza di esse; è necessaria un’Idea del Mondo sempre più rara, sfumata, data tutt’al più per implicita ma quasi sempre assente o ridotta ad arredamento delle proprie affermazioni individualistiche, vaghe, atomizzate, che quando si provano ad incarnare producono zombie da vodoo.

Infantilismi
Va da sé che la sola categoria interessante e potenzialmente viva è formata da gente radicale a vocazione rivoluzionaria, la quale niente ha in comune con quella “antagonistica” degli Estremisti. Di costoro Lenin diceva che erano afflitti da una malattia infantile, e aveva ragione, perché – fatte salve le situazioni eccezionali di guerre civili – gli estremisti sono la peggior zavorra di un ambiente rivoluzionario e i migliori alleati del nemico. Non a caso uno dei maggiori e migliori collanti del potere è la strategia della tensione.

Gli alternativi
Ho già espresso più volte il concetto che, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi, quasi tutte le alternative sensibili all’informe sono venute da ambienti moderati. La lista è infinita: De Gaulle, Adenauer, Schmitt, Kohl, Mattei, Fanfani, Craxi, Merkel, Macron. La sola volta in cui Usa e Russia si trovarono a un passo dalla guerra mondiale fu quando ambo i Paesi erano guidati dai moderati locali, il re-trozkizzante Kruscev e  quel Kennedy che finirono con l’assassinare.

Controegemonici
Da questo schema non si sfugge. Quando è stata messa più a rischio l’egemonia americana nel nostro continente? Quando l’alleanza moderata tra Chirac, Schröder e Putin, durante il dominio del partito filo-europeo in Russia, attrasse quella potenza nucleare e satellitare nell’orbita gran continentale. Russia nel Consiglio d’Europa, candidata a entrare nella Nato, col che si sarebbe suddivisa l’Alleanza in due poli a egemonie diverse, e potenziale membro della Ue. È il periodo della contesa con gli Usa durante la guerra dell’Iraq.

I nostalgici di Jalta
Quando gli estremisti  prevalgono nei toni e nelle scelte si ritorna alla grande spartizione di Jalta e alla gestione della Guerra Fredda. Non è necessario che gli estremisti siano in combutta ufficiale con l’altro polo (questo è un privilegio di pochi avveduti), è sufficiente che ne facciano oggettivamente gli interessi, come avvenne in passato e si sta ripetendo oggi quando la Russia sta sprofondando in un baratro esclusivamente per frenare l’emancipazione europea, consolidando con ciò la Nato, favorendo le strategie americane e mettendo Londra in sella in Europa.

Insulti e minacce
Lo schema di Jalta, quello dell’alleanza oggettiva tra imperialisti, si fonda sulla retorica estremistica, su insulti e minacce, altrimenti non funzionerebbe perché si tratta di mobilitare la psiche senza produrre atti. Chi si sofferma alla commedia di superficie può anche sentirsi coinvolto in questo dualismo acceso tra due rivali che per lui non saranno altro che degli ostili padroni, ma chi usa il cervello va a guardare le carte ed è così che si accorge che tra le affermazioni roboanti e gli atti concreti, la complicità tra i due rivali è prevalente rispetto alla loro conflittualità e che viene sempre sacrificato qualcuno (in questo caso l’Ucraìna) per colpire strategicamente qualcun altro (in questo caso l’Europa e di converso il multilateralismo nell’IndoPacifico).

Atteggioni
In mancanza di criteri al tempo stesso culturali, politici, storici e intellettuali, i non maturi si fanno ingannare dallo schema imperante e si lasciano coinvolgere in scontri trasfigurati, favorendo così quella strategia della tensione che consolida lo status quo e quindi le gerarchie pre-esistenti. In altre parole, atteggiandosi agli anti-americani da assemblea, essi puntellano gli Usa ancor più di quanto lo faccia un marine.
Tutto questo si spiega con l’assenza totale dei criteri fin qui espressi, il  che si manifesta nelle espressioni “politiche” che vengono assunte.

La parte degli sciocchi
Prendiamo il partito filo-russo di oggi (ovvero il partito più filo-americano che ci sia) e osserviamo le differenze.
I filo-russi de noantri, estremisti e infantili, parlano di scontro di civiltà, esaltano la Russia, negano gli eccidi russi, fanno finta che la guerra sia stata condotta dagli americani e lanciano anatemi contro un confuso Occidente. Fanno insomma la parte degli sciocchi in quanto palesemente imbarazzanti tanto che, se ci fossero solo loro, la causa russa sarebbe già stata sepolta definitivamente nella collettività. Purtroppo non ci sono soltanto i filo-russi de noantri, altrimenti Kiev potrebbe guardare con fiducia all’avvenire. Ci sono altri filo-russi e, quelli, sanno come comportarsi.

Un formicaio
C’è una porzione di sovversivi radicali che ha cucito una serie di relazioni e di strutture economiche, militari, terroristiche, in giro per il mondo; dei comunisti che si battono a fianco dei curdi e del Donbass. Essi posseggono una mentalità politica e nel difendere posizioni violente utilizzano la retorica dialettica e moderano il linguaggio. Essi dicono che Putin ha torto, che la Russia ha sbagliato ma che l’Ucraìna avrebbe iniziato nel Donbass e che loro, perseguendo la pace, vogliono difendere la popolazione oppressa. Come portavoce di questo formicaio parliamo dei Cremaschi, dei Grimaldi, dei Santoro ecc.
L’impressione è che trapelino falsità dalla labbra e dagli occhi e sono quindi mediamente efficaci, tuttavia articolano una dialettica politica della quale i servitori del Cremlino de noantri sono incapaci.

I dominanti
I più efficaci sono però i comunisti veri (quindi “moderati”) e i gladiatori, che, insieme, condannano Putin ma dicono che non lo si può mettere alle strette, che si deve spingere l’Ucraìna alla capitolazione per risparmiare vite e non stuzzicare la Russia con armi e sanzioni.
Sono i disfattisti più efficaci e capaci, appunto perché tengono un ragionamento moderato.
Chi sono? Spesso gente su libro paga, ma altrettanto spesso comunisti di estrazione Pci o peggio ancora di Lotta Continua, ovvero del movimento dell’ultrasinistra che stampava il suo quotidiano in una tipografia legata agli Usa e che tra i dirigenti della sua cooperativa ebbe costantemente quel Cunningham jr che di lì a poco sarebbe diventato il vicere di Reagan per l’Europa occidentale.
È il discorso dei Liguori e dei Capuozzo (già dirigenti di Lotta Continua) ed anche di ambienti ultratlantisti, a cominciare dall’ultimo dirigente conosciuto di Gladio.

Tre neuroni
Non avevamo bisogno di queste conferme perché chiunque abbia una visione d’insieme, chiunque non osservi con il paraocchi, chiunque possegga tre neuroni che gli permettono di non ragionare per schemini, si rende conto perfettamente del gioco a cui stanno giocando.
Va sottolineato che gli infantili de noantri neanche ora che si ritrovano trasversalmente in un partito più vasto ed attualmente dominante (quello russoamericano) riescono ad assumere un ruolo politico o una qualsiasi prospettiva.
La ragione sta in gran parte nelle premesse di questo scritto.

Gabriele Adinolfi