A tutto vi è un limite e la recente situazione politica italiana mostra quanto mai ci troviamo di fronte a una delle peggiori legislature della storia repubblicana. A dimostrarlo i dati di fatto: non possono più essere usate giustificazioni. Eppure il Parlamento è lì, non rappresentativo degli interessi degli italiani con il M5S, principale partito politico risultato vincitore nelle elezioni del 2018, ormai a pezzi.
Non dilungandoci su chi ha tradito le proprie idee in nome di un atlantismo che potrebbe essere anche condiviso, ma che al momento è contrario solo all’interesse nazionale, basti pensare alla recente situazione energetica e a quella relativa alla siccità. Nel corso di questi ultimi 4 anni non si è provveduto ad alcun piano energetico nazionale. Si parla infatti di svolta Green, ma la svolta Green non può passare solamente per l’installazione di pannelli solari e al momento non è sufficiente a garantire una svolta: occorrerebbe una seria politica energetica che possa mettere in campo una differenziazione per quanto riguarda le fonti energetiche.
Un esempio è rappresentato dalle centrali a gas che in questi giorni, causa siccità, hanno problemi a svolgere le attività di fornitura della corrente. Eppure in città i condizionatori continuano a funzionare con il rischio di un imminente blackout energetico preoccupante. La soluzione ci sarebbe stata, eppure non la si è voluta trovare. Si poteva prevedere il potenziamento dello smart working, per limitare l’uso eccessivo e intensivo dei condizionatori nei grandi uffici, eppure il lavoro agile rischia di diventare solo un lontano ricordo.
Altro discorso riguarda la siccità. Si sa benissimo che il nostro paese è a rischio: non è una novità di questi ultimi mesi, ma è un problema di cui si parla da decenni. Eppure nulla di chiaro, definitivo e concreto è stato posto in essere. Abbiamo Paesi che si sono mostrati eccellenze per quanto riguarda un corretto uso dell’acqua, ma noi usiamo ancora le canaline, del resto siamo ancora concentrati a pensare al bonus 110 per cento, bonus che rischia persino di mettere in crisi centinaia di imprese e che poteva essere anche non previsto dato che gli strumenti che vi erano in campo erano già più che sufficienti. Eppure si è voluto procedere nel corso di questi anni a un tipo di intervento che si è contraddistinto solo per lungaggine burocratica.
Certamente vi è l’argomento Covid come scusante, ma realmente cosa si è fatto? A parte un lockdown che ha portato all’inflazione attuale e una campagna vaccinale dubbia, il timore è una nuova ondata causata anche da chi non ha previsto che il libera tutti senza vincoli potesse portare ad un’anarchia nella prevenzione e nella profilassi. Ben vengano le grandi manifestazioni pubbliche certamente, ma fa sorridere anche pensare che mentre si sono svolti concerti, gli studenti a scuola dovevano trascorrere le loro ore con le mascherine chirurgiche, inutili di fronte alle nuove varianti.
Possiamo comunque stare tranquilli che a Roma nessuno si muoverà, anzi si cercherà ancora di più di rimanere immobili sulle poltrone. Le prospettive future del resto non sono neanche buone e si dovrà prestare particolare attenzione a proposte elettorali e a idee per una prossima legislatura che non deve finire come quest’ultima.