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Mentre il M5S esplode, Di Battista fa il turista in Russia

Nei giorni scorsi, lo strappo di Luigi Di Maio, uscito dal MoVimento 5 Stelle per formare il nuovo gruppo parlamentare Insieme per il Futuro, ha condizionato il dibattito politico italiano. Molti si sono espressi al riguardo, tra giornalisti e anche storici esponenti del Movimento come Giancarlo Cancelleri.

Una voce però è sembrata assente: quella di Alessandro Di Battista. Uscito dal partito in forte contrasto con la scelta di far parte del Governo Draghi, Dibba ha speso il suo tempo, il suo volto e le sue energie per dare una voce a tutti quei grillini delusi, rappresentati probabilmente in parlamento dal gruppo Alternativa c’è. Ha creato un podcast, “Ostinati e contrari” con palese citazione deandreiana. Non in ultimo, ha continuato la sua scia di viaggi.

Nelle ore più cruciali del Movimento, infatti, Dibba ha pubblicato alcune storie sul suo profilo Instagram che dimostrano la sua presenza in questo momento a Mosca. Dapprima la targa celebrativa di Antonio Gramsci, poi l’ex McDonald – oggi Vkousno i totchka – densamente popolato, poi l’orologio del Gorky Park, il parco divertimenti cittadino di Mosca e infine un filmato sul Giorno della Memoria, ovvero l’anniversario dell’invasione dell’Unione Sovietica da parte della Germania nazista.

Ovviamente, tramite il suo profilo Facebook, Di Battista ha rilasciato comunque qualche parola sul caos dei 5 Stelle: “Della nuova scissione (ricordo che ne avvenne già una dopo l’ok al governo Draghi) e della nascita del nuovo gruppo ‘atlantisti ed europeisti’ o ‘moderati e liberali’ non mi importa nulla. Ho lasciato il Movimento esclusivamente per questioni politiche quando venne presa la decisione scellerata e suicida di entrare nel governo dell’assembramento. Ciò che avviene oggi è soprattutto frutto di quei giorni.

Un movimento nato per non governare con nessuno – prosegue Di Battista – ha il diritto di evolversi e governare con qualcuno (mantenendo, ovviamente, la maggioranza nel Consiglio dei Ministri) per portare a casa risultati. Non ha alcun diritto di governare con tutti per portare a casa comode poltrone. Si chiama ignobile tradimento. Nel senso di responsabilità“.

Forse adesso, e soltanto adesso, alcuni attivisti del Movimento stanno comprendendo le ragioni delle mie scelte passate (e anche di quel che dicevo in passato). Ma, per l’appunto, è il passato. Oggi sono preoccupatissimo per una guerra che in pochi vogliono che finisca, ancor di più ora che il predominio russo è particolarmente visibile. Sono preoccupatissimo per quel che sta avvenendo intorno a Kaliningrad, città natale di Immanuel Kant e Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di ragionare in questi giorni. Sono preoccupato per gli effetti delle sanzioni in Europa, quando si guadagnano 14.000 euro al mese non ci si rende conto della tragedia dell’inflazione al 7%. Sono preoccupatissimo per l’inesorabile scivolamento dell’Europa verso la più totale inutilità e sudditanza. Anche perché, è bene rammentarlo, europeismo e atlantismo, mai come ora, non sono affatto la stessa cosa. Gli interessi americani non coincidono con quelli europei“.

Tra le altre preoccupazioni di Di Battista, oltre ad Assange e al crimine organizzato, c’è anche l’invio di armi all’Ucraina: “Sono preoccupatissimo per le violazioni costituzionali che vengono perpetrare con disinvoltura. L’invio di armi in Ucraina non è solo un drammatico errore strategico è anche una vile profanazione dell’articolo 11 della nostra Carta costituzionale. Un articolo pensato dai padri costituenti con i cadaveri della seconda guerra mondiale ancora caldi“.

Sono altresì preoccupato per i tentativi di delegittimazione che vengono messi in atto verso tutti coloro che osano non pensarla come vuole il ‘sistema’. Le randellate mediatiche che subisce chi osa pensare con la propria testa, esercitando il dubbio e coltivando la memoria, hanno un obiettivo: silenziare più voci possibili. Grazie a Dio ho le spalle larghe e dirò sempre quel che penso. Non è più solo un diritto, è un dovere. A riveder le stelle” conclude Di Battista, in un post del 21 giugno, poche ore prima della scissione ufficiale.

La “gita” a Mosca, alla luce di queste parole, assume tutta un’altra dimensione.