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Editoriali

 Il Corriere scopre la solitudine dell’Occidente

In uno slancio di onestà intellettuale, Ernesto Galli della Loggia sul Corriere si accorge improvvisamente che non è Putin ad essere solo, non è la Russia: è l’Occidente. Perché, con calma, anche gli atlantisti scoprono che mezzo mondo ha deciso di rifiutare le sanzioni imposte da Biden e adottate dai suoi maggiordomi europei. Cina, India, Brasile, la maggior parte dell’Africa, parte dell’America Latina e dell’Asia.

Non è l’approvazione della guerra in Ucraina ma, semplicemente, il rifiuto della protervia statunitense,  dell’arroganza occidentale. Putin e Xi concordano sull’assoluta necessità del multilateralismo. Basta con l’ordine mondiale stabilito a Washington o a New York. Basta con regole del commercio imposte dalle multinazionali statunitensi. Basta con l’invadenza e le provocazioni britanniche.

E, sino a qui, Galli della Loggia comprende la realtà. E la comprende ancor di più quando sostiene che l’Europa dovrebbe far qualcosa per far capire al resto del mondo che Occidente non significa solo Stati aUniti. Che l’Europa è diversa. Ed è diversa l’Italia che dovrebbe avere un ruolo decisivo nel creare nuovi rapporti con Africa e Medio Oriente, in contrasto con l’espansionismo cinese e russo.

Tutto bello, tutto giusto. Ma finisce qui. Perché Galli della Loggia insiste sull’alleanza “indefettibile” con Washington. Ed esalta persino Giggino come ministro degli esteri per aver compiuto le scelte giuste, atlantiste. Non sono certo le premesse per evidenziare il ruolo trainante dell’Europa. È, al contrario, l’ennesima dimostrazione di subalternità. Quella subalternità, quel servilismo che hanno portato al disastro libico, all’invasione senza controllo, alla pessima gestione dei rapporti con l’Egitto.

E mentre la Cina si espande in Africa creando infrastrutture, mentre si espande l’India con industrie e commerci, mentre si espande la Russia inviando i mercenari della Wagner, l’Italia – secondo Galli della Loggia – dovrebbe contrapporsi grazie alla collaborazione istituzionale tra Mattarella, Draghi e Giggino. Senza un’idea che non sia quella decisa dai burattinai di Biden. Davvero un po’ poco per rappresentare un’alternativa, per avere un’immagine credibile.