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Editoriali

I partiti alle grandi manovre. Ma senza sapere dove andare

Le grandi manovre in vista delle prossime elezioni sono iniziate. E nessuno sa dove andare. Forse Prodi che, alla luce della scissione del Movimento 5 Stelle con l’iperpoltronista Giggino pronto a qualsiasi accordo che gli garantisca un posto in parlamento, mette fine al progetto del campo largo e lancia il campo senza confini. Tutti dentro pur di vincere, a prescindere da idee e obiettivi. Un bel programma di minima e poi la spartizione delle poltrone per accontentare tutti.

Dalla sinistra estrema  – che di estremo ha solo il posto degli scranni – sino a Calenda, passando per Pd, Conte, Giggino e Renzi. E che ammucchiata sia!

Non che, sul fronte opposto, la situazione sia più chiara. Giorgia Meloni si gode i sondaggi ed evita accuratamente di pensare a come migliorare la propria classe dirigente, anche in vista di un eventuale successo elettorale. La Lega, al contrario, fa i conti con sondaggi pessimi, confermati dai risultati alle amministrative. La linea governista è fallimentare e con le prospettive di tensioni sociali in autunno – grazie agli effetti delle strategie di Sua Mediocrità il maggiordomo di Biden – il sostegno ai responsabili della crisi difficilmente sarà apprezzato dagli elettori leghisti.

Quanto ai berluscones, anche loro si godono i sondaggi, poiché sono convinti di ottenere molto meno nelle urne. Ma, in teoria, la Trimurti dovrebbe anche pensare ai programmi sulla base dei quali eventualmente governare. Invece niente. Anche perché le idee, quando ci sono, non sono per nulla simili. E poi le idee camminano sulle spalle degli uomini (e delle donne). E considerando il personale politico della Trimurti, forse è meglio se restano ferme.

Ma un dato dei sondaggi dovrebbe cominciare a preoccupare la Trimurti. Sommando tutti i soggetti del campo aperto prodiano, la sinistra è in vantaggio. Mentre, a destra ma al di là della Trimurti, compare Italexit con un gradimento superiore a quello del partito di Renzi.

Augusto Grandi

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