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Lavoro

Alex Marini (M5S): Lavoratrici ospedale Rovereto, la politica si sbrighi a definire le linee guida della clausola sociale

La vicenda delle 27 lavoratrici della mensa dell’ospedale di Rovereto, che rischiano di vedersi decurtare lo stipendio a seguito delle decisioni della ditta subentrata nella gestione del servizio pubblico cui si fa fronte anche grazie al loro lavoro, è emblematica dei tempi nei quali viviamo: imprese che tagliano stipendi da fame in barba a ogni regola, costo della vita in vertiginoso aumento e un’economia tenuta in piedi da lavoratori e piccole imprese cui si chiede di fare sacrifici mentre una politica imbelle pensa a spendere miliardi che non si hanno in armamenti.

A quanto risulta i tagli richiesti alle lavoratrici di Rovereto arrivano fino 90 euro, su uno stipendio medio di 750 euro. Questo in un ambito, quello degli appalti pubblici, in teoria regolato dalla legge sulla clausola sociale, che impone alle ditte subentranti di mantenere le condizioni di lavoro garantite da chi li ha preceduti. Da notare che un taglio da 90 euro con l’inflazione galoppante che abbiamo (a luglio Istat ha calcolato un aumento dello 0,4% su base mensile e del 7,9% su base annua) significa che il potere d’acquisto di tutti gli stipendi risulterà ulteriormente decurtato e, a differenza di quanto accade per i consiglieri regionali, i normali lavoratori non possono automaticamente decidere di rivalutare i propri salari. Se una persona guadagna 750 euro al mese e le tagliano lo stipendio di 90 euro, con l’inverno in arrivo, l’aumento del costo dell’energia (effetto della guerra in Ucraina) e dei beni alimentari, le si porrà seriamente la questione di come arrivare a fine del mese, e questo svolgendo un lavoro che, in teoria, dovrebbe permettere di vivere.

Di recente il M5S trentino si è occupato della clausola sociale, ottenendo che la norma sia rafforzata e resa univoca su tutto il territorio provinciale con la stesura di linee guida cogenti per tutte le amministrazioni pubbliche che operano in Trentino. L’ordine del giorno è stato approvato il 9 giugno e dà alla giunta 90 giorni per definire le linee guida relative alla clausola sociale. Esiste però un problema: come definire norme così importanti per la vita di tantissime persone? La giunta può ovviamente fare da sé ma è evidente che sarebbe opportuno coinvolgere le categorie economiche e i sindacati inseriti nella cornice del tavolo degli appalti in modo da garantire la massima condivisione di regole che poi dovranno applicarsi a tutte le imprese e ai lavoratori attivi nell’ambito degli appalti pubblici. Al contempo, sarebbe necessario garantire la massima trasparenza all’attività del tavolo degli appalti stesso, che risulta ad oggi piuttosto opaca e difficile da conoscere.

Più in generale dalla vicenda delle lavoratrici dell’ospedale di Rovereto sorge una domanda: ha davvero senso che il servizio mensa di un ospedale venga esternalizzato? Le ditte private che operano all’interno dei comparti pubblici applicano la logica del profitto, il loro fine non è garantire il funzionamento di un servizio ma il guadagno che ne può derivare. Ne consegue che se anche non riuscissero a tagliare gli stipendi probabilmente abbasseranno la qualità del cibo o cercheranno altre soluzioni per ridurre i costi. Queste semplici constatazioni dovrebbero far comprendere come sia controproducente privatizzare servizi pubblici essenziali e in ogni caso come la scrittura dei bandi dovrebbe sempre tener conto in maniera decisiva di vincoli qualitativi piuttosto che favorire il massimo ribasso.

In ogni caso bisogna porre rimedio in fretta a queste storture. Nei prossimi mesi la situazione economica di moltissimi lavoratori peggiorerà sensibilmente ed è necessario che la politica faccia tutto ciò che è in suo potere per alleviare le conseguenze negative della crisi che stiamo già vivendo. Come M5S auspichiamo che si proceda spediti con la stesura delle linee guida per la clausola sociale, e che ciò avvenga coinvolgendo lavoratori e imprese. Agire con responsabilità e solidarietà dovrebbe essere un dovere morale per chi fa politica, specie per coloro che proprio un anno fa e contro ogni decenza, si sono alzati lo stipendio a spese dei cittadini.