Prendete il tormentone della «destra che non ha mai fatto i conti col suo passato» (come se la sinistra li avesse fatti), il centenario della Marcia su Roma alle porte, Il fascismo eterno di Umberto Eco (citarlo fa sempre chic), agitate bene et voilà: avete davanti il cocktail con cui il fronte progressista guarda alle prossime politiche. Una data, sempre nell’ottica in parola, non di elezione ma di Liberazione 2.0, un 25 aprile travestito da 25 settembre. Fine.
Non è uno scherzo, fidatevi, il piano di Enrico Letta, del Pd e satellitini vari è tutto qui, salvo poi magari accusare il centrodestra di non avere idee dato che, per qualche strana ragione, chi detiene il primato del ridicolo raramente si accontenta, e vuol strafare. Beninteso, non sto dicendo che il centrodestra sia perfetto – e, se vincerà alle urne, sarà chiamato ad una grande prova di maturità, vista la situazione generale –, ma certo questo centrosinistra è davvero deprimente.
Aggiungo che personalmente non mi farei eccessive aspettative rispetto alle elezioni, che in ogni caso non potranno essere risolutive (come cristiani, a questo mondo o siamo all’opposizione oppure non siamo). Tuttavia, che nel 2022 fossimo ancora qui, alle porte d’una campagna elettorale che si annuncia un ping pong di accuse e spauracchi sul fascismo, ecco, supera le più pessimistiche aspettative. L’estate torrida di questi giorni rischia di diventare quasi simpatica, a confronto delle sciocchezze delle prossime settimane.