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Editoriali

Più invertiti che capovolti. Gli antagonisti ai giorni nostri

Un tempo era Né Fronte Rosso né Reazione. Oggi certuni hanno scelto l’uno e l’altra al tempo stesso. Del Fronte Rosso amano la virulenza colorata, le bandiere sui carri armati ammantati di nostalgia sovietica e certi toni bolscevichi che scambiano per rivoluzionari.
Della Reazione amano il moralismo bacchettone, la difesa kirilliana o mariodinolfesca dei costumi, un tartufismo inacidito che scambiano per Tradizione. Non hanno preso dal Fronte Rosso nulla di quanto lo qualifichi sul serio (mentalità scientifica, oggettività, capacità dialettica) né dalla Reazione alcun tema culturale di fondo, ma ci sta: è tempo di caricature.
L’antagonismo de noantri oggi è l’inversione dell’ideale rivoluzionario di allora. E di sempre.

Invertiti
L’inversione è anche sacrale, filosofica e metafisica, come qualsiasi occhio avveduto può scorgere nelle interpretazioni di Evola, di Guénon, di Platone, dell’Impero e dell’Idea del Mondo.
In questo magma invertito (che forse proprio per questa sua inversione ha una fissa così forte nei confronti degli omosessuali) si produce la tecnica della sostituzione sottile del dia-ballein, de de-sugello del pensiero tradizionale. Tecnicamente è una contraffazione che secondo certe accezioni si definisce satanica. E non a caso costoro sono fissati contro ogni altro satanismo.
Lo stato d’animo di un certo invasamento conferma tutto ciò.

La scimmia
Dove non c’è cosciente inversione interviene comunque lo scimmiottamento.
Ricordiamo allora cosa ne pensa Nietzsche di questo fenomeno della scimmia:

Ma in questo punto Zarathustra interruppe il pazzo furioso e gli chiuse la bocca.
«Ma finisci dunque — esclamò — da lungo tempo mi fan stomaco il tuo discorso e il tuo contegno!
Perchè dimorasti così a lungo nella palude, sì da diventare tu stesso un ranocchio od un rospo?
Non scorre forse anche nelle tue vene un sangue fangoso, putrido e bavoso, che ti fa gracidare e bestemmiare in tal modo?
Perchè non ti rifugiasti nel bosco? O non arasti la terra? Non è forse il mare ripieno di verdi isolette?
Io disprezzo il tuo disprezzare: e se tu ammonisci me, perchè prima non ammonisci te stesso?
Dall’amore soltanto deve uscire il mio disprezzo, l’uccello augurale: non già dal padule!
Ti chiamano la mia scimmia, o pazzo furibondo: ma io ti chiamo il mio maiale grugnente: col tuo grugnire tu mi guasti l’elogio della pazzia.
Che cosa ti fece prima grugnire? Il conoscere che nessuno ti adulava come speravi: — presso alle lordure sedesti per aver un pretesto a grugnire.
— Un pretesto ad una lunga vendetta! Giacchè vendetta, o pazzo vanitoso, è la tua bava: io t’ho letto nell’anima!
Ma il tuo folle discorso mi dà noia anche quando hai ragione! E quand’anco la parola di Zarathustra avesse le mille volte ragione, tu con la mia parola commetteresti sempre un torto!».
Così parlò Zarathustra

Ma alcuni oggi preferiscono i profeti che grufolano.

Gabriele Adinolfi