Ed io m’indigno.
M’indigno poiché non credo che esista una sola mamma, al mondo, capace di lasciare una figlia -da sola- per imbarcarla in una di queste carrette del mare. Qualcosa mi sfugge.
Come mi sfugge la morte del fratello di una signora marocchina della quale mi onora l’amicizia con lei e la sua famiglia, una famiglia per bene, di ceto medio alto, composta dai due coniugi e 3 splendidi ragazzi, residente in Italia e senza particolari problemi economici.
Il fratello di lei è naufragato in un barcone di questi disperati 2 anni fa.
Perché? Mi chiedo. Così come lo chiede pure la sua famiglia per questo ragazzo ventenne che veniva e tornava in aereo dal Marocco quando e come voleva, perché in un barcone?
Perché? Ecco: questo dovrebbe fare riflettere, e soprattutto indagare. Ed indagare a fondo. Costi quel che costi, salti chi dovrà saltare, e vada in galera chi dovrà andare.
La seppur giusta commozione del momento, per poi continuare con questo massacro, sono solo lacrime da coccodrillo.
Marco Vannucci