Più il voto si avvicina e più la vittoria di Giorgia Meloni assume aspetti preoccupanti. No, non per un inesistente ritorno di un altrettanto inesistente fascismo. Quello preoccupa solo le menti bacate di una sinistra alla disperazione. Il ritorno che dovrebbe preoccupare davvero una gauche che non fosse solo impegnata con quinoa e champagne è quello del “draghismo”. Condito persino con un po’ di montismo e di fornerismo. Cioè il peggio del peggio. Tecnocrati incapaci nel migliore dei casi. Ma il dubbio è che abbiano distrutto l’Italia non solo per incapacità.
Adesso, in campagna elettorale, pare quasi che le parole d’ordine della destra siano dettate da Sua Mediocrità e dal suo staff, pronto a tornare al governo con la copertura politica di Fdi. E allora vai con i consueti slogan sul cuneo fiscale. Tutto vero, certo, per ogni mille euro di retribuzione netta al lavoratore, il datore di lavoro paga più del doppio. Ma quei soldi che non finiscono in busta paga servono per pagare le future pensioni, per la sanità, per lo stato sociale, per tutte le spese dello stato.
Soldi mal spesi? Non c’è dubbio. Però non si sentono interventi per spiegare come, eliminando il cuneo fiscale o anche solo riducendolo, si potrebbero recuperare i soldi per le pensioni, per la sanità pubblica, per l’istruzione. Per tutti i servizi finanziari con quei denari. Tagliamo il cuneo fiscale ed aumentiamo altre tasse? Oppure privatizziamo i servizi e imponiamo una sanità a pagamento e pensioni pagate dai lavoratori?
Ma non è l’unico aspetto preoccupante. L’eventuale scelta di ministri “consigliati” da Draghi e Mattarella difficilmente entusiasmerebbe un popolo di destra che si aspetta ben altro. Ministri dell’austerità che impongono di stare al freddo e di lavarsi poco, che rifiutano di adeguare salari e pensioni all’inflazione ma che sono pronti ad aumentare le multe stradali perché l’inflazione è aumentata. L’austerità non funziona, lo si è visto con il demenziale governo Monti. E la prospettiva di imporre sacrifici ulteriori per sostenere la guerra di Biden e Zelensky rende felici solo i chierici di regime. La fortuna di Meloni è che i sindacati sono talmente screditati da non essere in grado di organizzare una protesta di massa contro il carovita e contro chi lo impone.