Ci siamo sentiti al telefono, per l’ultima volta, due anni fa in agosto. Aveva scritto un libro, “l’ultima leonessa“, praticamente il seguito del bestsellers “I leoni di Sicilia“. Un libro sulla vita della Madre, la ND Giulia Florio. Ricordo la chiamai per invitarla a presentare il suo libro, in un mio Caffè Letterario al teatro. Vedremo, rispose…
Ma su quel “vedremo” ebbi un brutto presentimento, alimentato per la brevità della telefonata. Con Costanza stavo ore al telefono, era un piacere ascoltarla. Ed un onore godere della sua amicizia essendo lei la Marchesa Costanza Afan De Rivera, l’ultima discendente della Famiglia Florio. Nipote di Ignazio e Franca Florio, figlia di Giulia Florio e del Marchese Achille Belloso Afan de Rivera Costaguti.
Dammi del tu, mi disse fin da subito quando ci conoscemmo. Costanza era così, tratto e figura nobile ma con l’anima popolare. Al suo cospetto mi sentivo piccolo, lei era la storia che camminava e di cose da dire ne aveva. Mai banale, sempre diretta. Missina fino al midollo, fu dirigente del MSI ricoprendo per anni la direzione del Comitato Centrale.
Suo padre fu un fascista della prima ora, partecipante alla Marcia su Roma. Alla fine del ’43, Costanza, ebbe la casa romana completamente occupata dagli ebrei ai quali il papà, e la mamma, dettero asilo ed assistenza salvandoli dalle deportazioni. I nomi dei suoi genitori sono ricordati nel Giardino dei Giusti, in Israele. Come Giorgio Perlasca. Fascisti ricordati, con onore, nel Giardino dei Giusti in barba agli stereotipi fatti passare per veri.
Costanza mi rilasciò un’intervista qualche anno fa, sette per l’esattezza, pubblicate sulle pagine di questo giornale Il Secolo Trentino: Una Donna di nome Costanza. Fu una lunghissima chiacchierata sulla sua vita. Il giorno dopo mi chiamò per ringraziarmi. Lei, la nipote dei Florio, ringraziò un nessuno come me.
E dammi del tu, toscanaccio!
Ciao, Costanza.
Marco Vannucci