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Editoriali Pensieri in Libertà

Io m’indigno.

E’ vero: tra di noi ci diamo di “Camerata” e quando qualcuno va avanti lo salutiamo con il nostro Presente ed il Saluto Romano. Siamo fascisti? No, casomai siamo missini.

E’ diverso.

Il più anziano di noi potrà aver visto il fascismo quand’era in culla, o poco più, troppo pochi i suoi anni di allora; talmente pochi da non consentirgli neppure di fregiarsi del rango di Balilla. Meazza, si. Giuseppe Meazza detto “il Pepin” è stato l’antonomasia del Balilla. Però ci fece vincere 2 Mondiali di calcio ripetutamente, nel ’34 e nel 38’, salutando la folla con il braccio destro alzato. Orgogliosamente. Perché era costretto? No, perché ci credeva. Come tutti, aggiungo.

Noi, oggi, il braccio destro lo alziamo per salutare un amico che ci lascia, lo salutiamo con tutto il nostro orgoglio consapevoli della nostra appartenenza ai Valori ed alla Bandiera: la Bandiera Tricolore della Patria italiana. Lo salutiamo come Camerati ed alziamo il braccio, ma non per questo siamo meno italiani e democratici di voi dal pugno perennemente chiuso in ogni occasione, ci appelliamo di Camerati come voi vi chiamate compagni.

Noi siamo fuorilegge? Anche voi, l’ha stabilito la Corte europea paragonandovi al nazismo. Non al fascismo, al nazismo. Una ragione ci sarà, meditate su questo. Voi oggi gridate allo scandalo per il saluto di Romano La Russa al Camerata Alberto Stabilini aprendo le vostre bocche di fuoco, dalla magistratura (già aperta un’inchiesta) ai media allineati, tutti uniti compagni!

Ma se voi vi arrabbiate io m’indigno. M’indigno per la vostra arroganza di avere dedicato vie e piazze a dei criminali; m’indigno per aver premiato losche figure come Tito o come per per gli autori dell’eccidio di Schio; m’indigno per la vostra ostinata volontà di zittire la storia, dal foibe alla guerra civile; m’indigno per un’aula del Parlamento italiano dedicata a chi aveva intenzione di uccidere un carabiniere; m’indigno nel vedere chi approfitta di una tragedia per sfangare la vita.

Oltretutto m’indigno nel constatare la vostra subdola politica di indicizzare i ragazzi verso la vostra idea malsana, e criminale giacché l’ha stabilito la Corte europea non dimentichiamolo, perfino nelle scuole. Ad una settimana dalle elezioni ai ragazzi del IV e V anno delle superiori, ovvero in età di diritto al voto, oppure di avere amicizie diciottenni, i vostri insegnanti companeros hanno pensato bene di obbligare gli alunni nella lettura di “Una persona alla Volta”, di Gino Strada.


Se voi vi arrabbiate, compagni, io m’indigno. M’indigno da bibliotecario qual sono, da scrittore, da giornalista, da uomo di cultura, da uomo libero, da Camerata.

M’indigno.


Marco Vannucci