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Marcell Jacobs: “Non sono Superman, voglio ispirare i giovani”

Il re della velocità torna a Trento, al Festival dello Sport, e ai cerchi olimpici a distanza di un anno ha aggiunto un anello in più, quello nuziale, visto che è fresco sposo della sua Nicole. Ed in dote Marcell Jacobs, perché è di lui che parliamo, ha portato “ad abundantiam” anche un titolo europeo su quei 100 metri di cui è indiscusso dominatore. Jacobs all’Auditorium Santa Chiara ha ripercorso un anno vissuto davvero a tutta velocità, dialogando con Stefano Barigelli e Andrea Buongiovanni. Camicia bianca, pantaloni cachi e berretto candido dello sponsor, Marcel ha rotto il ghiaccio: “Un anno abbastanza positivo. E sì, mi sono anche sposato e certe emozioni provate quel giorno in pista non le ho mai provate”.

Nicole Daza, la neo signora Jacobs, presente in sala, è diventata anche una sorta di portafortuna: “Lei arriva dove corro, non si fa vedere sino a sera, a vittoria ottenuta. Questa è diventata per noi una sorta di rito propiziatorio”.  Un campione che piace ed “arriva” anche a chi non è esperto di sport,  ha commentato il direttore della Gazzetta dello Sport.

Prima degli Europei c’è stata una stagione indoor: “Dovevo fare ricredere gli scettici, ci sono anche quelli,  che quanto avevo fatto alle Olimpiadi non era stato un colpo di fortuna.  Nello sport con la fortuna, solo con quella, non si fa molta strada. Ero molto motivato, anche se c’era chi pensava che mi fossi montato la testa”.

A Belgrado Jacobs  ha vinto  tutto a livello indoor: “È stata una giornata molto lunga. Iniziata con la sveglia alle 5 del mattino. Ai blocchi so che vince chi sbaglia meno ed ho vinto per 3 millesimi. Per me quella è stata la gara più importante, da campione olimpico”.

Chiusa la stagione indoor da imbattuto, c’è stato una sorta di blitz a Nairobi: “C’erano tanti begli avversari e avrei potuto fare un tempo molto importante. Ma in Kenia siamo stati male, il mio fisioterapista ed io. Un virus che mi ha portato per la prima volta in ospedale e pure in un reparto di pediatria. Poi non ho rispettato i tempi di recupero, ho perso 4 chilogrammi di peso, e le conseguenze sono durate per molta parte della stagione. Le disavventure – ha detto Jacobs – mi hanno comunque fortificato in tutta la mia carriera.  Agli Europei  sono arrivato con poco allenamento”.

Marcell ha raccontato la sua storia in un libro, intitolato Flash: “Volevo essere d’esempio, nella vita ed in pista ne ho passate di tutte colori. I problemi per me sono diventati talenti. Volevo vincere le Olimpiadi ed andare nello spazio. Una cosa la ho ottenuta, per l’altra ci lavoriamo” ha detto, strappando applausi.

Lui ci tiene a non essere considerato un supereroe: “No, non lo sono. Mi sono allenato forte, sudando, non sono Superman, non ho super poteri. Mi fa piacere trasmettere la mia passione ai giovani, voglio spronare i ragazzi perché possano diventare un giorno dei campioni olimpici”. Una domandona sul finire: “In futuro vorresti un  altro oro olimpico o un record del mondo? L’oro con il record” ha sintetizzato il suo allenatore Paolo Camossi, salendo sul palco del S. Chiara. E sul finire della serata Jacobs ha promesso di volersi impegnare anche sui 200 metri, oltre che sui 100 di cui è oggi il re.