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Cultura

I conservatori europei festeggiano la vittoria di Meloni

Questo fine settimana di inizio ottobre a Roma si è chiusa la conferenza internazionale Italian Conservatism: Europe, Identity, Freedom, organizzata da Nazione Futura in collaborazione con la Fondazione Tatarella e con The European Conservative, grazie all’organizzazione di Francesco Giubilei.

Tre giorni di incontri, di panel e discussione, con ospiti di calibro internazionale, provenienti sia dal gruppo parlamentare dei conservatori europei che da fuori l’Europa, compresi accademici e giornalisti.

Il punto focale dell’evento è il modo trasversale di stare in Europa per i conservatori, che hanno tante sfumature a seconda delle differenti nazioni. Un evento tanto necessario quanto adatto, subito dopo la vittoria di Giorgia Meloni: il passaggio a una maggioranza di centro-destra viene registrato anche altrove in Europa, come di recente in Svezia o nelle recenti elezioni francesi, e segna una necessità di riflettere sugli eventi e di lanciare un’iniziativa culturale oltre che politica. Durante le giornate, non mancano le congratulazioni a Giorgia Meloni, insieme alle riflessioni e alle considerazioni sulla campagna elettorale stessa, come da parte del portoghese André Ventura, leader di Chega!.

André Ventura intervistato a margine della conferenza

Negli ultimi tre mesi, per ben tre volte, abbiamo visto il presidente della Commissione europea guardare ai nostri Paesi e dettare a chi dare il voto. Questa non è una teoria del complotto. Ora noi dobbiamo chiederci: dove sta la legittimità di un leader, che non è un leader perché non è mai stata eletta da nessun popolo o Paese, di dirci per chi votare?” ha dichiarato Ventura nel corso del suo intervento

E incalza Lord Daniel Hannan nel suo intervento: “La democrazia funziona al suo meglio negli stati nazione. Se si rimuove il demos dal governo nazionale, rimane solo il kratos, un sistema che costringe ciò che non osa chiedere ai cittadini in nome del civile patriottismo. In breve, il motivo per cui ho creato la campagna elettorale Leave EU. Quando Ursula Von der Leyen dice agli italiani di non votare male, riconosce che la sovranità nazionale e la democrazia sono la stessa cosa. Non pensate che le sue fossero minacce vuote: ricordatevi del 2011, quando in Italia e in Grecia furono deposti governi eletti e sostituiti con governi di burocrati europei. Furono chiamati governi di unità nazionale, ma costituiti per nessuno scopo altro che di negare ciò per cui i Paesi avevano votato, nonostante il mantenimento di forme esterne di costituzionalità, come fanno solitamente le dittature“.

Le riflessioni sull’Europa non mancano: sulle sue istituzioni, sullo stare in un’Europa che fino ad adesso ha avuto maggioranze di centro-sinistra e quindi anche istituzioni di centro-sinistra, ma che dovrebbe prendere decisioni politiche al suo interno pur con un mandato debole al punto che in un certo senso “l’UE stessa si può dire anti-europea“, citando Michal Semìn. 

Le condizioni economiche sono note a tutti. Dobbiamo ricordarcelo, perché non vorrei che ce lo ricordassero fra qualche mese. Questo sarà un tema decisivo nella narrazione fatta in Italia e all’estero” afferma Raffaele Fitto, co-presidente del gruppo parlamentare europeo dei Conservatori e rieletto alla Camera dei Deputati con Fratelli d’Italia. “Rispetto anche all’atteggiamento che dovremo avere nei rapporti istituzionali: i nostri valori, i nostri ideali, i nostri programmi in gruppo a livello europeo. I principali dossier ci vedono impegnati come gruppo parlamentare sulle tematiche migratorie, ambientali, nelle questioni di carattere economico, sull’energia e sulla guerra. Sentiamo la necessità di mettere in campo soluzioni credibili con responsabilità, ma richiediamo anche quel rispetto che ci viene dovuto“.

John O’Sullivan, giornalista e scrittore dei discorsi di Margaret Thatcher, racconta così la sua visione dell’Unione Europea: “Né uno spazio di libero scambio, come speravano gli inglesi, né una confederazione di nazioni, come sperava De Gaulle. Le discussioni su cosa sia continuano. Alcuni dicono che l’UE sia un’entità per cui non abbiamo ancora un nome. Ma le due opzioni realistiche è che o diventerà una federazione abbastanza centralizzata, oppure, se i burocrati di Bruxelles continuano ad ammassare poteri, come hanno avanzato alcuni fra cui il ministro delle finanze francese, potrebbe diventare un impero“.

Oltre all’Europa, si discute di grandi temi culturali, quali il senso di appartenenza, l’identità, la famigliaMattias Karlsson, uscente leader dei Democratici svedesi, ha dichiarato: “La cosa che più dà fastidio ai nostri oppositori, oltre al fatto che esprimiamo quello in cui la maggioranza della popolazione crede, è che gli ‘oikofobici’ vedono il nostro attaccamento alla casa come primitivo, animale, irrazionale. Innanzitutto, ammetto che c’è qualcosa di irrazionale e soggettivo nella mia battaglia per l’identità culturale, perché è un atto d’amore, e non credo ci possa essere l’amore strettamente oggettivo. E non ci può essere un amore universale. Nelle parole di Herder, dubito che chi dice di amare tutto e tutti nello stesso modo riesca ad amare qualcosa tranne il suo proprio riflesso allo specchio“.

E anche Jorge Buxadé, di Vox, è intervenuto: “La globalizzazione: la lotta per l’imposizione di una specie di cosmopolitismo concreto ma banale, che pretende di ricomporre tutte le nostre relazioni personali, familiari, lavorative, sociali e culturali secondo la integrazione sovranazionale dei mercati, i social, le istituzioni sovranazionali, governative o no. L’obiettivo: creare un essere umano che si distrugge e si ricostruisce tutti i giorni. Un uomo che corre, ma non sa né da dove viene, né dove va, e finisce la giornata stanco, senza accorgersi di non essersi mosso. Un individuo che vive in un mondo quasi infinito di sensazioni che, fortissime, prendono il sopravvento, ma senza coscienza della sua identità“. 

Tre giornate intense, piene di sensazioni e di impressioni, ma sicuramente tre giorni alla fine dei quali i conservatori europei escono con ancora più coscienza della loro identità: seppur non abbiano origini comuni, i conservatori si riconoscono in una serie di destini necessariamente diversi e paralleli. Insomma, una riflessione fondamentale per capire meglio in che direzione stiano e stiamo andando.

Irene Ivanaj