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Il Post-It di Marco Vannucci. La Gattoparda

Tutto cambia perché nulla cambi. Così parlò il principe Fabrizio Salina nel celebre libro di Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo; così ha parlato Giorgia Meloni chiedendo la fiducia alla Camera dei Deputati. Chi sperava in una rivoluzione da 28 ottobre è rimasto deluso. Delusi i contestatori di sinistra rimasti spiazzati dagli elogi a Nilde Jotti e del ripudio al fascismo, ma delusi lo sono pure i vecchi missini accorsi a darle il voto.

Diciamola tutta. Giorgia Meloni s’è destreggiata benissimo nel suo primo esame col Parlamento: diretta e schietta, atlantista e democratica, meravigliosamente europeista. Chi s’aspettava una ducetta in camicia nera è rimasto fregato, chi attendeva l’erede di Almirante è rimasto buggerato anch’esso. E’ lontano il tempo del 2%, così il grido “Io sono Giorgia” è rimasto nell’armadio insieme al Dio-Patria-Famiglia. Quest’ultimo rinchiuso sottochiave. Siamo una Nazione e non un Paese, inteso pure come una Nazione e non una Patria. Tutti delusi, quindi? Ma anche no! Solo degli sprovveduti, politicamente parlando, potevano pensare ad un impatto diverso.

Giorgia Meloni aveva già capito tutto e s’è allineata in fretta. Allineata allo status del Belpaese, pardon Nazione, già Patria che fu. Senza tanti giri di parole noi perdemmo la guerra, se negli anni qualcuno avesse fatto finta di dimenticarlo fu Sarkozy nel far tornare la memoria in fretta ed in furia agli smemorati, usando le nostre basi aeree per bombardare la Libia di Gheddafi. Che non aveva nessuna ragione per farlo, detto per inciso. Così come le basi italiane furono utilizzate dallo zio Sam, per i raid contro la Serbia, dove rimettemmo pure i morti del Cermis ripagandoci con la Baraldini.

Siamo una colonia, signori, le basi americane installate nella Penisola stanno qui a dimostrare e seppure abbiano cambiato nome la sostanza non cambia. Tutto cambia perché nulla cambi, comprese le illusioni.

Tempora mutantur? No. Omnia mutantur, nihil interit.

Più metamorfosi di così, per grazia di Ovidio e di chi ci ha creduto. Nel mentre scrivo sto ascoltando la prima intervista rilasciata da Nordio ad una rete televisiva: Perché ha scelto la scrivania che fu di Togliatti? Chiede l’intervistatrice. Perché è stato il miglior ministro della giustizia della Repubblica italiana, ha risposto un impettito Nordio. Click. Spengo la TV, basta così.

Resta l’amaro in bocca di pensare che quando la destra governi, sia al Parlamento così in un qualsiasi comune italico, debba ingraziarsi la sinistra per dimostrare di non essere fascisti. In Parlamento elogiando Togliatti e signora, per buona pace degli alpini e di un’amnistia salvifica per i crimini comunisti perpetrati durante la guerra civile; nei comuni lasciando alle cooperative rosse di continuare a spadroneggiare.

Il trucco ricomincia quando torna all’opposizione.

Marco Vannucci