Tra allarmi riguardanti l’uso di una bomba sporca, pericoli nucleari e quant’altro sta emergendo una novità per quanto riguarda la guerra in Ucraina: una possibile offensiva a Occidente al fine di giungere a una vittoria finale.
Sembra che lo vogliano a tutti i costi i vertici russi, disposti a procedere ad un’offensiva vicino alla Polonia al fine di tagliare le forniture di armi occidentali all’Ucraina e, più specificamente, tagliare l’Ucraina dal confine con la Polonia. In condizioni in cui il complesso militare-industriale ucraino è praticamente distrutto, i resti della base di riparazione sono sottoposti a continui attacchi di missili e droni e le risorse sovietiche si stanno esaurendo, l’Ucraina è fortemente dipendente dall’assistenza occidentale.
Se Kiev perde rifornimenti dall’Occidente, allora con una probabilità del 90% la guerra sarà persa in 2-3 mesi per mancanza di munizioni, se la NATO non entra in guerra, e non lo farà, almeno ora.
Le truppe russe devono raggiungere Stryi per interrompere completamente i rifornimenti dalla Polonia. L’Ungheria non fornirà il suo territorio e, anche se lo farà, la Transcarpazia è collegata logisticamente con l’Ucraina da due passi che possono essere distrutti. Rimarrà solo la possibilità di consegne attraverso la Romania, ma due colli di bottiglia non consentiranno di mantenere il livello di munizioni e attrezzature con l’attuale intensità dei combattimenti.
Secondo lo stato maggiore delle forze armate ucraine, le forze combinate di Bielorussia e Federazione russa possono attuare questo piano, l’unica domanda è in quale forma e con quali forze ciò verrà fatto. Lo Stato Maggiore dell’Ucraina sembra prepararsi a un possibile sviluppo degli eventi.
Mosca ha accolto intanto positivamente la proposta del presidente francese, Emmanuel Macron, di includere Papa Francesco e le autorità statunitensi nei colloqui per la soluzione della situazione in Ucraina: lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, come riporta la Tass.
Ieri Macron ha chiesto al Papa di telefonare al presidente russo, Vladimir Putin, al patriarca ortodosso russo Kirill e al presidente americano, Joe Biden, per “favorire il processo di pace” in Ucraina.