Il Mose salva-Venezia, è una paratia in faccia alla sinistra italiana. Dal PD alla sinistra di Fratoianni, dagli ecologisti ai fancazzisti vari. Basta rileggere le loro dichiarazioni quando Berlusconi volle, fortissimamente volle, questa struttura imponente progettata per salvare una città unica al mondo. La sinistra smosse il suo gregge riempiendo le piazze, lasciando alla magistratura amica il compito di bloccare l’opera.
Niente di nuovo sotto il sole, oggi tornano in piazza per contestare il Governo Meloni reo, a loro dire, di una patrimoniale iniqua, infondata, tesa a privilegiare i ricchi e gli immancabili evasori fiscali. All’appello manca solo la dicitura “patrimoniale fascista”, non l’hanno detta ma scommetto uscirà a breve. E’ una certezza, potessi tradurla in 3 numeri per il lotto la giocherei senza esitare. Poso la penna e da uomo di strada provo a chiedere: in ben 11 anni di governo, cara sinistra, solo adesso conoscete tutte le soluzioni? Cos’è, avete interpellato il mago Otelma?
Parafrasando la leggenda di Maradona, lui il piede sinistro di Dio e Conte la mano sinistra di Grillo, l’ambizioso ex presidente del Consiglio, tale Giuseppe Conte da Foggia, reputa una vigliaccata la patrimoniale. Detto da chi mise tutti a casa – ed in miseria i lavoratori autonomi al tempo del covid, parrebbe uno scherzo, ma ahimè l’ha pronunciato davvero. Caro Giuseppe da Foggia, tra una cima di rapa e l’altra si mangi dell’ottimo branzino all’acqua pazza, piatto tipico foggiano, alimenta il fosforo per ritrovare la memoria. Il reddito di cittadinanza, un decreto sviluppato nel suo primo governo con il nemico Salvini bene ricordare, reddito per il quale lei s’è attaccato come una medusa per non perdere il bacino elettorale –va detto- fu voluto dai pentastellati prima maniera, quelli di Di Battista e Di Maio per intendersi e, sempre per intendersi, i suoi attuali nemici; lei fu solo il firmatario di un’eredità pregressa.
Però riuscì a fare danni ugualmente per un reddito senza controllo, penso agli stranieri magicamente italiani per il solo giorno di paga, per non parlare dei famosi navigator per i quali rubo una frase di Don Abbondio: Sacripante, chi era costui? Pensi ancora, fatto salvo la capacità, di ricordare come il reddito fu energicamente rifiutato dai suoi amici sinistri, loro si, eccome! Definendolo a regalia statale per i nullafacenti impoltroniti sul divano. Ricorda, presidente? Tra voltafaccia un’intesa la troverete, non si preoccupi.
Ego non la absolvo, Giuseppe da Foggia, in nomine Popolo italiano per le enormi fallocratiche ed improvvide pagliacciate costose, come i monopattini ed i banchini con le rotelline gettati nei cessi delle scuole d’Italia, augurandole tutto il bene possibile ma lontano dalle sue ambizioni. Abbiamo già dato con lei, presidente. Nel frattempo, a Napoli, qualcuno vorrebbe riscrivere il dizionario della lingua italiana. Per buona pace di De Nicola, primo presidente della Repubblica nonché straordinario giurista.
Il regolamento alla sicurezza urbana di Napoli, proposto da l’ex Questore ed attale assessore alla legalità, Antonio De Iesu, viene bloccato in consiglio comunale poiché, all’art.10, si legge: “È vietato il bivacco, ovvero lo stazionamento, anche occasionale, consumando cibi e o bevande, ove presenti sui sagrati dei luoghi di culto, dei monumenti e in prossimità di palazzi ed edifici di interesse artistico”.
Fermi tutti! Bivacco è una parola fascista.
E niente, fa già ridere così.
Marco Vannucci