“El Senarur”, al secolo Umberto Bossi, a Pavia riunisce i suoi fedelissimi per discutere sulla linea politica della Lega da tempo allontanatasi da quella Lega Nord, di cui lui stesso fu il fondatore, per tentare di imprimere la voce dei padani all’attuale segretario Salvini. Recupero dall’agenzia ANSA le dichiarazioni del Senatore al suo arrivo a Pavia: “La Lega non può esistere senza un’identità chiara e forte. Abbiamo dato vita al ‘Comitato Nord’ per rinnovare la Lega. Temevamo che tanta gente se ne sarebbe andata dalla Lega, non possiamo accettarlo senza fare niente”. Per poi aggiungere, laconico: “Noi abbiamo solo la volontà di rinnovare e fare del bene alla Lega, non vogliamo mettere al muro nessuno”.
Fuori dai denti non sono mai un stato un simpatizzante del discepolo di Alberto da Giussano, troppo nordista lui ma altrettanto nazionalista il sottoscritto, però riconosco nell’Umberto il fiuto politico ed un carisma non offuscato, malgrado le avversità fisiche degli ultimi anni. Di errori ne ha commessi pure lui e non sarà certamente ricordato nel calendario dei Santi, le auguro tra 100 anni Senatur, però ammiro la sua reazione capace di raccogliere il malumore espresso dalla gente comune.
Infatti, mentre scrivo, a Pavia il Senatur ha fatto il pienone. Questo Umberto Bossi. E Giorgia Meloni? C’entra, eccome se si! Perché nei suoi primi 30 giorni di Governo devo ancora capire –e vedere- uno sputo di sociale rivolto ai meno abbienti. In compenso ci stiamo sorbendo il bonus di 5.500 euro a deputato per sollazzarsi con lo Ipod o con un telefonino nuovo; i continui inchini verso l’Unione Europea e la Nato, l’aumento del carburante, le multe in arrivo (ma non le aveva annullate?) ai non vaccinati avessero pure più di 100 anni come la tenera nonnina sarda, l’invio delle armi a favore dell’Ucraina; per non parlare dello sciagurato reddito di cittadinanza.
Sciagurato poiché è fuori controllo, ma abolirlo per molti significherà la fame. Basterebbe dare il mandato della distribuzione ai sindaci, controllando pure loro s’intende, chi meglio di un sindaco conosce il fabbisogno reale dei propri cittadini? Qualcuno obietterà come 30 giorni sono pochi, vero, ma il buongiorno si vede dal mattino ed è un chicchirichì stonato per la destra sociale. Ed io invidio Bossi, capace di sorprendermi ancora montando sul pulpito della protesta popolare.
In fondo, chi glielo fa fare? L’ex guerriero di Pontida oramai dispone di un fisico sul viale del tramonto, è stato eletto Senatore per l’ennesima volta, pensione e guadagno come deputato e non propriamente da pochi spiccioli. Malgrado tutto questo è risalito sulla barricata per esternare la propria visione di difendere il popolo nordista, giusta o sbagliata che sia.
A Destra, no. A destra si sorride, si cerca spazio, si tenta di montare sul carro al canto del “val tutto bene madame la Marchesa”! A Destra basta vincere e tutti contenti. Ma vincere, che? Ironicamente, vincere, già portò male una volta ed un repetita iuvant sarebbe deleterio, non vorrei stavolta si portasse via anche la speranza. Magari esistesse, a Destra, un Bossi capace di ricordare il rispetto dei Valori fondanti, della nostra storia, del nostro essere sociale dalla parte del Popolo italiano. Magari! Dalle righe di questo giornale, il giorno dopo le elezioni, scrissi un articolo intitolato “la cambiale di Giorgia”, dove espressi il sogno della Destra sociale per la quale, Giorgia Meloni, firmò metaforicamente una cambiale con i militanti.
Fa qualcosa, Presidente, prima che quella cambiale vada in protesto.
Marco Vannucci