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Dallo Stadio Anconetani è tutto; a te la parola, Enrico…

Mi sono incuriosito andando a leggere il bilancio delle 6 società calcistiche più importanti del panorama pallonaro italiano, ovvero: Juventus, Milan, Inter, Roma, Lazio, Napoli. Non me ne vogliano i tifosi di altre squadre, mi sono fermato a queste sei, e poi… mica potevo analizzarle tutte, eh?

A dire il vero una, la Fiorentina, l’ho lasciata fuori di proposito, inserirla tra le importanti, da buon pisano, non me lo sarei mai perdonato. Già mi costa scrivere il suon nome con la maiuscola, figuriamoci! Infine, per finire il ricamo, pure se fosse non lo ammetterei mai nemmeno sotto tortura.

Finita la divagazione arrivo ai numeri, e sono numeri importanti: ognuna di queste società vanta in organico dai 1876 dipendenti ad oltre 3.000. Dipendenti, ovvero operai, magazzinieri, addetti al campo, giardinieri, camerieri, cuochi, addetti alla ristorazione, scuola calcistica, eccetera, eccetera, eccetera. Sottolineo dipendenti poiché i calciatori, dirigenti e staff tecnico, non sono compresi in questo conteggio.

Con un rapido calcolo, tenendo la media di 2500 persone per squadra, moltiplicando per 6, si ottiene la somma di 15.000. Che non è solo una somma, ma bensì 15mila persone con famiglia al seguito. Che queste 6 società si siano trovate in default, forse eccezion fatta per il Milan per la recente vendita, è colpa loro e della dabbenaggine dei loro Presidenti.

Non per niente Giulio Onesti, l’indimenticato Presidente del CONI, argutamente li definì i ricchi scemi; colpa loro, quindi, nessuna presunzione d’innocenza alcuna. Ma il Governo, che avrebbe dovuto fare? Tutti a casa? Continuassero a giocare tra scapoli e ammogliati?

E per le 15.000 famiglie quale gioco sarebbe stato ad essi riservato? Giorgia Meloni ha tirato al calcio una ciambella, permettendo lo spalma debiti, ma la ciambella la rivorrà non l’ha regalata. Di questa operazione la sinistra, more solito, ne sta facendo una crociata secondo il loro stile becero e demenziale. Ma non stavano dalla parte dei lavoratori?

Chissà se Il grande Enrico Ciotti chiuderebbe così: dallo Stadio Anconetani di Pisa è tutto; a te la parola, Enrico.., Ma in questo caso, Enrico, non è l’immenso e compianto Enrico Ameri, bensì il meno nobile segretario del PD, Enrico Letta.

A te la parola, Enrico, oggi sei sulle barricate per un prestito, ma da anni sei in silenzio di quando regalasti 900 milioni di euro all’industria del gioco d’azzardo.

A te la parola, Enrico!

Marco Vannucci