A prescindere dai significati e dalle poste del conflitto in Ucraìna, ormai possiamo dire che si tratta di una guerra di logoramento. Il risultato è che, materialmente, la perderanno entrambi i contendenti e la vinceranno coloro che, tra prestiti e investimenti, si stanno piazzando come dovuto.
Usa, Cina, India e Turchia la vinceranno, Russia e Ucraìna la perderanno e l’Europa al massimo limiterà i danni.
Sanzioni
Mentre gli “esperti” economici fanno a gara leggendo a modo loro i dati del pil legato ai costi energetici, l’aggressore russo e l’aggredito ucraìno stanno pagando care sia la guerra che le sanzioni.
Il quotidiano economico russo Vedomosti sostiene che esse abbiano colpito l’80% delle intere esportazioni che generano almeno la metà del bilancio federale e il 13% dei posti di lavoro. Ma anche le importazioni sono colpite per oltre il 50% del settore tessile e il 70% dei prodotti high-tech. Perfino dalla Cina le importazioni sono calate, ad eccezione dei semiconduttori di cui, però, il 40% è difettoso.
La Cina non è così vicina
Il ministro per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico, Aleksei Chekunkov, si è lamentato: “se si contano i progetti in Russia a cui hanno partecipato gli investitori cinesi, basterebbero le dita di una mano”.
Cina, Taiwan, Vietnam, Corea del Sud, Giappone, Thailandia e Malesia hanno ridotto sensibilmente le esportazioni verso la Russia che, incassata la formale e non certo solida sponda della Rupia indiana al Rublo, ha scoperto un nuovo partner commerciale: Ankara.
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Incassa Erdogan
Gli scambi commerciali con la Turchia, in controtendenza, sono aumentati del 46%. Il 16% dell’import turco è ora coperto dai russi, per il 60% si tratta di petrolio e gas.
La Turchia non ha aderito alle sanzioni, tuttavia non accetta di vendere in Russia i prodotti high-tech. E si tratta di una partnership assai particolare, trovandosi le due nazioni su fronti diversi in Siria, Libia e Azerbaijan ed essendo Ankara un partner anche di Kiev che non ha esitato ad ammonire Mosca a non interferire militarmente sui traffici navali da Odessa.
Frontiera materiale e spirituale
In quanto all’Ucraìna aggredita e devastata, nella ricostruzione sarà oggetto di spartizioni economiche tra americani, cinesi e turchi. Gli europei sono in scia.
Come ci hanno insegnato le guerre, quantomeno a partire dalla Prima mondiale, le può vincere chiunque ma deve pagare il debito per quanto gli ha consentito di farlo.
È così che è finito l’Impero Britannico che, pure, era la prima potenza mondiale.
È per questo che, da parte di chi non è coivolto in armi, i finanziamenti ai contendenti, che i “pacifisti” e i qualunquisti ritengono sprechi, sono solidi investimenti.
Per coloro che combattono sono indispensabili, ma sono anche cappi al collo.
L’Ucraìna sarà, alla fine dei giochi, terra di frontiera come dice il suo stesso nome. Questo materialmente, ma spiritualmente il risveglio della sua gioventù e il fiorire di una fratellanza d’armi europea apre la via affinché questa frontiera si rigeneri a prescindere dai dati materiali che, come c’insegna la storia, sono sempre modificabili se c’è una volontà. E ce lo hanno provato in tempi recentissimi Germania, Cina e Giappone.
Schemetti per scemetti
Quelli che non sanno discernere, né metafisicamente, né esteticamente, né etologicamente, né culturalmente, schiacciano tutto in schemini che poi si dogmatizzano. Ma la realtà irride gli schemini e la cecità dei materialisti, tra i quali metto senza alcun dubbio anche i fulminati da fodamentalismi “religiosi” che sono di fatto degli psichisti, ovvero delle larve della materia.
Ma la realtà non corrisponde mai a quegli schemi. La Turchia, per esempio, è uno dei più impotanti membri della Nato e non applica neppure le sanzioni alla Russia, quindi quelli che “è consentito invadere, bombardare e stuprare se si è contro l’Alleanza Atlantica” se ne inventino un’altra. Il membro Nato di nostalgia ottomana anzi ci commercia, ma intanto ne è rivale su più scenari, in alcuni dei quali lo è anche degli americani. Per capire le cose serve intelligenza (ovvero saper intelligere) e non razionalismo astratto, puntualmente subrazionalmente emotivo come avviene in ogni fideismo razionalistico (dal marxismo allo zeccobrunismo) per forzare il reale a corrispondere ai disegnini.
Il disastro di Mosca
Se l’Ucraìna dovrà comunque affrontare una situazione di subordinazione internazionale dopo la guerra, a star peggio è sicuramente la Russia. Perché Kiev non ha mai manifestato ambizioni di superpotenza e potrà così permettersi di affrontare un dopoguerra complicato rimboccandosi le maniche.
La Russia dovrà pagare un prezzo ben più alto a tutti i suoi creditori, ma soprattutto non verrà più fuori dall’immagine che ha dato di inaffidabilità politica, diplomatica, industriale e militare.
Nemmeno se per disgrazia dovesse ottenere una grande vittoria strategica in Ucraìna, ormai decisamente tardiva.
La classe dirigente russa non ha alcuna scusante: oltre ad essere la brutale tiranna degli ucraìni, essa ha rafforzato diversi altri players, lo ha fatto in chiave anti-europea e a danno di se stessa.
Comprendo le ragioni per cui tanti sconfitti esistenziali e autolesionisti cronici s’identificano oggi con essa.