Erika Ansermin
Tra le sparizioni irrisolte c’è quella di Erika Ansermin, dispersa il giorno di Pasqua 2003.
E’ il 20 aprile 2003, domenica di Pasqua, e a Courmayeur una madre e un figlio attendono, al ristorante, la fidanzata di lui, Erika Ansermin, 27 anni, per il pranzo.
Erika appartiene a una facoltosa famiglia aostana. Negli anni settanta, quando gli Ansermin vivevano a Honk Hong ( papà dirigente dell’ENI), adottarono lei ed Elisa, vietnamita; le due nuove arrivate allieteranno la quiete montana, portando un tocco esotico in un ambiente fino ad allora piuttosto fermo. Le ragazze hanno ricevuto un’educazione d’ alto bordo, parlano diverse lingue. Erika, in particolare, ha voluto laurearsi a Chambéry, in Francia ed è vissuta a Londra, passaggio quasi obbligato per un giovane italiano benestante degli anni novanta. Ci dicono sia una stimata manager nel settore della moda, a Milano, e stia per andare a convivere con il suo fidanzato, Christian Valentini.
Da Corriere.it,Primo_Piano/Cronache/2004/04_Aprile/26/erika.shtml:
Nonna Tina…sconcertata, rilegge la vita della nipote acquisita…Fino al 20 aprile 2003, domenica di Pasqua. «La sera del Sabato Santo ho cenato con lei, il papà e la madre. Erika, gentile e sorridente come sempre, mi ha parcheggiato l’auto sotto casa. Era incerta su dove pranzare il giorno di Pasqua: se con noi, al solito agriturismo di Etroubles, o con il fidanzato, e la mamma di lui all’Ermitage di Courmayeur. Solo all’ultimo decise: “Vado da Christian”. Invece non la vide più nessuno».
Questo è quanto e, ad oggi, praticamente non ne sappiamo molto di più. Attingiamo sempre alla precedente fonte:
«Voleva rinascere lontano da tutto e da tutti? Nessuno glielo impediva. Non amava più Christian? Quante spose sono fuggite dall’altare! Non voleva darci questo dispiacere? Così ci fa soffrire il doppio»: parla tra se e se, nonna Tina…”
Dopo aver salutato un amico di famiglia, la mattina di Pasqua alle 11 Erika conferma al fidanzato l’intenzione di raggiungerlo per le 13,15. Verso le 12,20 esce. Corre a restituire due film noleggiati al Blockbuster, quartiere Saint Christophe, 2.700 metri, 3-4 minuti d’auto. Poi risale sulla Panda verde, ripassa davanti a casa e si dirige a Courmayeur, 38 chilometri. Ma si ferma …al campeggio del microcomune Avise, 310 anime, al di là della Dora, quasi invisibile dalla statale 26. E’ l’ora della Messa, ricordano gli abitanti, nessuno vede nulla. Non sfugge però la vettura abbandonata e il giorno dopo il maresciallo di Morgex la recupera. Intanto, alle 13,30 di Pasqua era scattato l’allarme. Il fidanzato chiama gli amici, poi la nonna e i genitori di Erika. …«Non ci sono mai stati né sciacalli né richiesta di riscatto», conferma l’avvocato Soro. Suicidio? «Approfondite ricerche, anche nei fiumi, non hanno dato esito». E la nonna: «Per carità! Erika aveva paura perfino di pungersi con un ago!».
Piuttosto, commenta il legale, «le chiavi di casa lasciate nella cassetta della posta e l’orologio d’oro regalato dalla nonna “dimenticato” sul tavolo possono essere un segnale.». Di fuga? «Certo – dice la nonna – le chiavi non può averle lasciate che lei. Temo fosse un messaggio. Però, perché comportarsi così? Poteva fare quello che voleva. Era affettuosa, ma decisa, “tedesca”. …con Christian si lasciava, anche se poi lui andava a trovarla. Prima di Pasqua 2003 una società di Los Angeles le aveva proposto un contratto di lavoro negli Usa. Erika ha rifiutato. Ho pensato che sia stata spinta a sparire dalla voglia di ritrovare la sua famiglia originaria. Ma due anni fa mia figlia e Piero portarono Erika ed Elisa in Estremo Oriente a “riscoprire” le loro terre di origine. “Non ci interessano, ci siete solo voi”, risposero».
Per lungo tempo si sospettò del fidanzato, Christian, in quanto, stando ai media, Erika aveva fatto delle analisi per scoprire se per caso avesse contratto l’HIV (scomparendo, peraltro, prima di conoscere il risultato negativo) e, pochissimo dopo la sua scomparsa il ragazzo era andato in vacanza con quello che i giornali definirono un “amico “speciale”. Spuntò, collateralmente, una congerie di supposizioni su questo giovane che avrebbe avuto una vita sessuale nascosta alla fidanzata; Erika, si ipotizza, venuta a saperlo, scioccata, prima cerca di verificare se è stata contagiata, ma non ha il coraggio di affrontare l’esito e fugge o si suicida, panicatissima.
Questa pista viene però screditata agli interni degli ambienti LGBT. Riguardo al programma della Sciarelli si legge in community.gay.it, 3 luglio 2010: “@nilde togliatta wrote:
“Una trasmissione insulsa fatta per distrarre dalla grave situazione economica e sociale in cui versiamo. E che ci meritiamo: mi fanno ridere le frocie tutte impegnate a sinistra per il frociocomunismo i cui riferimenti culturali sono poi “Chi l’ha visto’” . Che teste di c…., con voi i diritti non li avremo mai”
Il post fa parte di una discussione su quel programma e le vicende in cui sarebbero coinvolti dei gay dichiarati o meno, non annettendo molto valore al coinvolgimento di Valentini.
Fatto sta che Christian (sempre difeso a spada tratta dalla madre) muore nel 2007 “dopo una lunga malattia”. Nel 2014 viene dichiarata la morte presunta di Erika. I genitori non ci sono più, mentre la sorella Elisa pare viva a Praga.
Altre ipotesi sono emerse nel tempo, forse più per disperazione investigativa che per altro: per esempio un legame con Danilo Restivo, condannato per l’omicidio di Elisa Claps in Italia, e in Inghilterra per quello della sarta Heather Barnett. Si è escluso un coinvolgimento, ma foto di Erika sarebbero state trovate nel pc di Restivo; e, in effetti, cosa abbia combinato il giovane killer dal primo proscioglimento in patria, negli anni novanta, a quando si trasferì in UK, qualche anno dopo, non è molto chiaro, però pare stesse nel nord Italia. E da Londra Erika è transitata. E un’altra orientale nella capitale inglese pare fosse attenzionata dal Restivo.
Si parlò poi, chissà perché, di certi brasiliani che vivevano nella frazione dove fu trovata l’auto di lei abbandonata, ma il problema era a monte: perché Erika, invece di andare al ristorante dove era attesa, si sarebbe inerpicata in quel posto?
Chi scrive notò una ragazza molto somigliante a Erika, sul pullman di linea da Limonetto a Limone, nel cuneense, il 12 agosto 2003. Ci premurammo, ancora fiduciosi, di contattare il programma “Chi l’ha visto?”, e di corredare la chiamata con una mail, ricevendo assicurazione di interessamento, ma nessuno risponderà mai. Era Erika, quella ragazza muta, dallo sguardo fisso, stretta tra una madre e un figlio strambi? Chissà. Qualcun altro però, in quell’aera geografica del basso nord ovest, aveva creduto di segnalare qualcosa, sempre nel 2003.
La ragazza sparita ad Aosta oltre 10 giorni fa sarebbe stata vista da un’impiegata dell’agenzia di viaggi della stazione ferroviaria di Ventimiglia. La donna avrebbe riconosciuto Erika Ansermin il 23 aprile scorso. La ragazza, assieme a una signora orientale, sarebbe entrata in agenzia per chiedere informazioni sui treni diretti nel Principato di Monaco. Gli inquirenti indagano per accertare l’attendibilità della segnalazione.
La notizia dell’avvistamento è stata tenuta riservata per evitare di creare false aspettative nella famiglia. Gli investigatori sottolineano che, per un occidentale, distinguere i tratti somatici di un orientale è molto difficile. Erika infatti è coreana e la ragazza individuata nell’agenzia di viaggio potrebbe semplicemente assomigliarle. Per il momento si indaga sull’attendibilità della segnalazione. (Da un forum, Carmine84)
«Credo che le ricerche del corpo di Erika non siano state accurate e neanche facili, però nessuno è ancora mai entrato in casa del fidanzato, nel frattempo deceduto, a spruzzare un pò di luminol. Perché non provarci oggi, in modo da escludere che la casa del fidanzato sia stata la scena del crimine». La Stampa, detective sul web, 12 febbraio 2008. Un detective privato incaricato dalla famiglia parla di un complotto per ucciderla, ma senza scendere in dettagli.
Nel 2020 si diffonde un particolare: la ragazza quel giorno avrebbe ricevuto un amico, nell’appartamento dove viveva da sola, vestita di un solo accappatoio rosso, mai ritrovato.
Carmen Gueye
…segue