“Concretezza”: è questo quanto vuole ottenere Alessandro Urzì sulla vicenda orso, proponendo la legalizzazione del famoso spray anti-orso. L’Onorevole di Fdi ha infatti affermato: “è quanto ora atteso dalle popolazioni locali delle valli in cui è esplosa la popolazione selvatica di grandi carnivori. Si opererà sull’onda di quanto già fatto dal governo dai primi giorni del suo insediamento, quando il tema della difficile convivenza fra grandi predatori, residenti, allevatori e coltivatori e turisti è stato immediatamente posto fra le priorità del ministro Lollobrigida, quando non interessava nessuno. Si deve proseguire sulla stessa strada”.
La popolazione selvatica dei grandi carnivori è in aumento e questo ha portato ad una difficile convivenza con gli abitanti delle valli, gli allevatori, i coltivatori e i turisti. Nel corso degli anni, il governo ha fatto progressi nella gestione della fauna predatoria, riconoscendo l’importanza di garantire la sicurezza delle persone e delle attività economiche.
Una delle proposte chiave è la legalizzazione degli spray di difesa contro gli orsi, che già vengono utilizzati con successo in molti parchi naturali del mondo. Si tratta di un mezzo efficace per proteggere i residenti e i visitatori della montagna da incontri a rischio con gli animali selvatici. Una proposta di legge sarà presentata a breve per garantire l’accesso a questi strumenti di difesa personale.
“Si ricorderà – ha affermato Urzì – il mio ordine del giorno presentato ancora alla fine dell’anno scorso alla Camera seguito poi dalla modifica della legge per agevolare interventi sul territorio contro i cinghiali, e anche di più se necessario, quando questi si fossero trovati nei centri residenziali.
Adesso bisogna fare un passo in più nella stessa direzione: la prima proposta che ho lanciato va in questa direzione, la legalizzazione degli spray di difesa contro gli orsi (versioni più potenti di quelli al peperoncino per l’uomo) utilizzati già in tutti i grandi parchi mondiali e incredibilmente mai richiesti finora come sistema almeno di difesa personale per tutti i frequentatori della montagna in zone critiche. Il peggio è sapersi senza mezzi per difesa di fronte alla forza di un orso”.
La gestione del patrimonio dei grandi predatori secondo Urzì richiede interventi più ampi e duraturi, specialmente dopo la morte di un giovane escursionista attaccato da un orso in Trentino. Il progetto Life Ursus, che ha introdotto un numero limitato di orsi in libertà nell’area, ha avuto un impatto significativo sull’economia, l’agricoltura e il turismo della regione. Il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Fugatti, ha emesso un’ordinanza urgente per l’abbattimento del predatore responsabile dell’uccisione, oltre a quelli ritenuti problematici nella zona.
È importante condurre una valutazione completa della gestione della fauna predatoria in Trentino, in particolare dopo l’avvio del progetto Life Ursus. Gli abitanti delle aree a rischio e le autorità locali devono essere coinvolti nella definizione di misure di prevenzione efficaci per garantire la sicurezza dei residenti, degli operatori economici e dei turisti. Inoltre, è necessario garantire la legalizzazione di strumenti di difesa personale adeguati e la definizione di regole di ingaggio certe per la tutela dell’incolumità delle persone nei territori in cui sia riconosciuta la presenza di grandi predatori.
L’introduzione di grandi predatori in aree antropizzate può portare a numerosi effetti negativi. Oltre ai problemi economici e sociali, ci sono preoccupazioni legate alla sicurezza dei residenti e dei visitatori della montagna. Tuttavia, una gestione efficace della fauna predatoria può portare anche ad una maggiore diversità biologica e ad attrarre turisti interessati alla fauna selvatica.
Urzì a riguardo ha affermato: “Le attività turistiche delle zone di insediamento di grandi predatori (in avvio di stagione estiva) rischiano di essere esposte alle conseguenze del drammatico episodio di aggressione mortale sui sentieri di una delle valli simbolo del Trentino dopo le storiche conseguenze subite da agricoltura e allevamento di montagna; negli ultimi anni, proprio in seguito al ripopolamento della zona, si sono registrate decine di aggressioni di orsi ai danni di uomini fra Rabbi, Pinzolo, Cadine, Monte Peller e Andalo, come denunciato dagli organi di stampa, e solo per puro caso non mortali;”