Le dichiarazioni del giornalista Massimo Parente sul suo ex amico e collega Francesco Borgonovo hanno suscitato molte reazioni da parte dell’opinione pubblica e dei media italiani. In particolare, l’accusa di Parente di aver tradito le proprie idee e diventato un “prezzemolo reazionario” ha provocato indignazione e polemiche.
“Voglio raccontarvi una storiella. Si intitola “Salvate il soldato Borgonovo”. Inizia quindici anni fa circa, quando collaboravo con Libero. Tra i redattori della cultura c’era Francesco Borgonovo. Diventammo amici, uscivamo a bere, finché non mi confidò la sua omosessualità, e anche la felicità trovata con un compagno”, ha affermato lo scrittore Massimo Parente.
Borgonovo, giornalista e opinionista, è noto per le sue posizioni conservatrici, in particolare sui temi legati alla famiglia, alla sessualità e alla salute.
Di fronte a queste posizioni, Parente ha espresso il proprio dissenso e delusione, ricordando il passato comune e l’amicizia tra i due. Tuttavia, le sue critiche non hanno riguardato solo il cambiamento di posizione del collega, ma anche il ruolo delle testate per cui Borgonovo lavora.
In particolare, Parente ha espresso dubbi sulle ragioni che hanno portato Borgonovo ad abbracciare posizioni così radicali e contrarie al proprio passato. Secondo Parente, il cambio di posizione di Borgonovo sarebbe dovuto più alla necessità di cavarsela in un mercato editoriale sempre più polarizzato che a una presa di coscienza reale.
L’accusa di Parente ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, molti hanno espresso solidarietà nei confronti della sua denuncia del cambiamento di posizione di Borgonovo e della sua critica alla destra più estrema. Dall’altro, alcuni hanno respinto l’accusa di Parente come una violazione della privacy del collega e un’ingerenza nella sua vita personale.
In ogni caso, le dichiarazioni di Parente hanno sollevato un dibattito su un tema fondamentale per il giornalismo e la società italiana: quello della libertà di opinione e della responsabilità dei media. In un’epoca in cui la disinformazione e la propaganda sono sempre più diffuse, il ruolo dei giornalisti e degli opinionisti nel diffondere informazioni corrette e verificate diventa sempre più cruciale.
Il vicedirettore de La Verità, contattato dal Corriere, non ha nascosto il suo dispiacere per questa vicenda e preferisce parlare con toni bassi: “Io sono abituato a confrontarmi sul giornalismo e sulle idee, non delle questioni personali — spiega —. Non credo ci sia da dare ulteriore pubblicità a una cosa che non la merita. Non credo fosse proprio necessario. Sono affari miei, e miei restano”. E poi: “Se sporgo denuncia? Vorrei passare oltre”.