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Ottavio Bianchi: “Impossibile confrontarmi con Spalletti”

Ottavio Bianchi, l’uomo che ha guidato il Napoli alla conquista del suo primo scudetto nel 1987, ha rilasciato un’interessante intervista ai microfoni del programma radiofonico “I Lunatici”. Durante l’intervista, Bianchi ha parlato della sua esperienza sulla panchina azzurra, del rapporto con i tifosi e dei confronti con altri allenatori.

Secondo Bianchi, il tricolore conquistato dal Napoli nel 1987 rappresenta non solo un successo sportivo, ma anche un successo sociale per tutta la città. La squadra azzurra è riuscita a portare la felicità in tanti cuori e a unire la gente in un unico sogno.

Il tecnico napoletano ha poi parlato dei confronti con altri allenatori che si sono seduti sulla panchina del Napoli dopo di lui. Bianchi ha ammesso che sono passati troppi anni e che oggi le cose sono tutte diverse. Non c’è spazio per il confronto, soprattutto tra lui e Spalletti, che ha un modo completamente diverso di intendere il calcio.

Ma il tema più interessante dell’intervista riguarda il rapporto di Ottavio Bianchi con Diego Armando Maradona. L’argentino è indubbiamente il più grande giocatore della storia del Napoli e per Bianchi rappresenta un pezzo importante della sua vita.

L’allenatore del primo scudetto del Napoli ha raccontato: “Il terzo tricolore per la squadra di Spalletti? Al di là dell’aspetto calcistico, sono stato a Napoli da calciatore, allenatore e dirigente, sono molto legato alla città e partecipo con grande entusiasmo anche da molto lontano alla gioia del popolo napoletano per questo successo che a Napoli non è solo sportivo ma anche sociale. Questo coinvolgimento che ha tutta la città rappresenta l’aspetto magnifico di Napoli. Mi riempie di gioia, sentimenti, quest’annata è stata molto importante, tutte le componenti della società hanno dato il meglio, non saprei distinguere i migliori, sono stati tutti bravi, dai dirigenti all’allenatore passando per i giocatori. Il pubblico non è mai cambiato, è così da sempre. Gioisco e partecipo alla festa del popolo napoletano”.

Ancora Bianchi: “La festa per il mio primo scudetto a Napoli? E’ durata tantissimo, ma era la prima volta, ora sono più abituati, il Napoli ora da tempo vive nelle zone alte della classifica, quando allenavo io si facevano alti e bassi, si stava a volte a mezza classifica. Quest’anno il Napoli con investimenti oculati, un cambio generazionale, l’acquisto di calciatori quasi sconosciuti come Kvara o Kim, è stato perfetto. Kvara e Kim si sono inseriti in maniera fantastica e non è mai scontato in Italia, dove alla prima stagione hanno faticato anche tanti fuoriclasse, tipo Platini”. 

Similitudini tra il suo Napoli e quello di Spalletti: “Sono passati troppi anni. Faccio solo un esempio. Nello staff tecnico eravamo due o tre, massimo quattro. Ora sono non so quanti, in tutte le squadre. C’è un organigramma notevolissimo, i calciatori hanno procuratori, avvocati, investimenti stranieri che sono proprietari di tante squadre, è tutto un altro mondo, è cambiato tutto”.

Su Maradona: “Parlare di Diego è una cosa, parlare di Maradona un’altra, come dice il suo amico Fernando Signorini. Io condivido quello che dice, con Diego farebbe il giro del mondo, con Maradona neanche il giro dell’isolato. Sono cose diverse. Io mi voglio ricordare Diego, bastava dargli una palla e non la smetteva mai di giocare, faceva il portiere, le rovesciate, i colpi con la mano, i tiri da metà campo. Io a un certo punto ho cercato di andare via, perché la persona più vicina, che gli voleva bene e con la quale aveva grandi rapporti, mi diceva che Diego iniziava ad avere dei problemi, che anche lui iniziava a far fatica a gestirlo. Ho cercato in tutti i modi di stargli vicino, con le buone o le cattive, ma non ci sono riuscito. Con Diego sì, con Maradona no. Mi ha detto che lui era nato per vivere sempre con l’acceleratore spinto al massimo. Lì ho dovuto abbandonare la mia lotta, non ero in grado di entrare nella sua persona per cambiarla, non ero all’altezza di dare una mano a una persona a cui volevo bene”.